Migliaia i civili in fuga. La città torna a essere un campo di battaglia. Damasco: «Presto passeremo al contrattacco»
ALEPPO - Le forze jihadiste filo-turche hanno conquistato Aleppo, città a lungo contesa in relazione alla guerra civile in Siria. Negli ultimi otto anni era rimasta nelle mani delle forze governative, sostenute da Russia e Iran. Decine di migliaia di civili sono in fuga e l'Onu ha avviato l'evacuazione del personale. Secondo il The Express Tribune con sede in Pakistan, che cita fonti locali, le forze di opposizione hanno sfondato le linee di difesa sugli assi Hamdaniyya, Nuova Aleppo e Zahra - nella periferia occidentale di Aleppo - e attualmente controllano 400 chilometri quadrati di territorio.
L'offensiva, cominciata solo tre giorni fa, ha investito prima le campagne a ovest di Aleppo e poi l'intera metropoli siriana. Questa è stata conquistata totalmente nella notte e nelle prime ore del giorno, mentre le forze governative si scioglievano come neve al sole in tutte le loro basi e postazioni, lasciando sguarniti gli aeroporti militari di Kuwairis, Abu Dhuhur, Nayrab e persino l'aeroporto internazionale di Aleppo, mai caduto nelle mani di insorti dall'inizio della guerra più di 13 anni fa. Le forze curde, espressione dell'ala locale del Pkk e che hanno da tempo mantenuto una roccaforte ad Aleppo, hanno inizialmente tentato di approfittare del ritiro dei governativi e hanno per primi preso il controllo dello scalo internazionale della città. Solo nel pomeriggio, dopo aspri negoziati con le forze filo-turche, l'aeroporto è passato in mano ai jihadisti guidati da Ankara. Questi hanno proseguito verso sud, entrando senza colpo ferire in tutta la regione di Idlib, e penetrando, per la prima volta dopo quasi un decennio, in quella centrale di Hama. Qui, le forze russe si sono ritirate dall'aeroporto militare e dalla base chiave di Sqeilibye, sul fiume Oronte.
Stando a un portavoce di uno dei gruppi ribelli ha sfruttato il «crollo delle milizie filo-iraniane» in Siria, ha dichiarato all'agenzia stampa Dpa. Le milizie, sostenute dall'Iran, sono infatti gravemente indebolite per via del loro coinvolgimento indiretto nella guerra di Gaza e dai successivi attacchi di Israele all'Iran, nonché agli obiettivi filo-iraniani nella regione. Nel corso dell'attacco hanno infatti abbandonato le loro postazioni e lasciato le truppe siriane da sole contro le forze jihadiste filo-turche.
L'esperto: «Molto dipende dalla Russia» - Ora gli occhi sono puntati verso Mosca, alleata di Assad, ha dichiarato all'agenzia di stampa tedesca Heiko Wimmen del think tank International Crisis Group. «Senza un sostanziale supporto aereo russo, Assad probabilmente non sarà in grado di riconquistare Aleppo», ha spiegato Wimmen. In questo caso, i ribelli potrebbero ottenere ulteriori guadagni territoriali. Tuttavia, la Russia ha investito troppo in Assad per lasciarlo cadere ora.
L'Iran, secondo alleato di Assad, è sulla difensiva, ha continuato Wimmen. Stando al suo punto di vista, i ribelli avrebbero riconosciuto questo momentaneo indebolimento come un'opportunità favorevole per attaccare.
Un golpe a danno di Bashar al Assad - L'agenzia governativa di notizie Sana ha smesso di inviare notizie, così come risultano bloccati numerosi siti Internet di media e istituzioni governative. Tutti indizi che portano a uno scenario impensabile fino a poche ore fa ma che ora in molti prospettano: un golpe a danno di Bashar al Assad, secondo alcuni media da giorni fuggito a Mosca, secondo altri rintanato in un bunker del palazzo presidenziale a Damasco. In serata è arrivata una laconica dichiarazione del raìs, che ha assicurato in una telefonata con l'omologo emiratino che la Siria "sconfiggerà i terroristi". In questo clima è atteso nella capitale siriana il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi.
Damasco: «Presto passeremo al contrattacco» - Il Ministero della Difesa siriano ha affermato che presto passerà al contrattacco contro le forze ribelli che hanno conquistato vaste zone del nord del Paese. «Presto passeremo al contrattacco per riconquistare tutte le aree e liberarle dal terrorismo», ha affermato il ministero in una nota ripresa da Al Jazeera online, in cui si afferma inoltre che «il processo di contrasto all'attacco terroristico prosegue con successo e determinazione».
Già più di 300 morti - Una devastante guerra civile imperversa in Siria dal 2011, da allora il Paese è completamente diviso. Il sovrano Assad, negli ultimi tempi, controllava circa due terzi del Paese con l'aiuto dei suoi alleati Russia e Iran. Il nord-ovest è in parte sotto il controllo delle forze di opposizione. Una soluzione politica al conflitto pare non essere in vista.