Cerca e trova immobili

COREA DEL SUDLa «tragica decisione» che riapre vecchie ferite

04.12.24 - 09:00
Prima di ieri, la legge marziale non veniva proclamata dal 1980, quando culminò nel massacro di Gwangju. E ora? Quale futuro per Yoon?
keystone-sda.ch / STF (Anonymous)
Fonte red
La «tragica decisione» che riapre vecchie ferite
Prima di ieri, la legge marziale non veniva proclamata dal 1980, quando culminò nel massacro di Gwangju. E ora? Quale futuro per Yoon?

SEUL - Ore di tensione che hanno riaperto vecchie ferite e rievocato ombre sopite da decenni. Più precisamente dal 1980. Perché di tanto bisogna riavvolgere i nastri per tornare all'ultima volta in cui in Corea del Sud era stato premuto il "pulsante" della legge marziale. Con conseguenze ben più sanguinose che culminarono in quello che è passato alla storia come il massacro di Gwangju.

Anche in quell'occasione, la legge marziale fu applicata con l'intento di reprimere il sussulto di una protesta nata all'interno dei confini del paese. L'articolo 77 della costituzione sudcoreana, primo capoverso, stabilisce che la legge marziale può essere proclamata nel caso di una «necessità militare o quando è necessario preservare la pubblica sicurezza e l'ordine». E lo stesso articolo, come abbiamo visto nelle scorse ore, specifica che tale decisione può essere sovvertita dal voto dell'Assemblea nazionale, ossia il parlamento.

Ora, la domanda che tutti si pongono è: cosa succederà ora? E ancor di più: quale futuro politico potrà avere il presidente Yoon Suk-yeol? il suo scatto in avanti, poi ritrattato, è stato da alcuni definito tout court un «tentato golpe» e all'orizzonte si profila, a gran velocità, la messa in stato di accusa del presidente. Una mozione, che reca in calce la "firma" di sei partiti dell'opposizione, è già stata depositata, con il voto che potrebbe aver luogo già nel corso della settimana (sebbene la maggioranza di due terzi richiesta potrebbe essere difficile da raggiungere).

Una crisi politica che si allarga
Quel che è certo è che la mossa del presidente Yoon ha dilatato la crisi politica che già era in corso nel paese. E il paese ora si aspetta delle spiegazioni. Lo stesso Han Dong-hoon, già ex ministro e attuale leader del Partito del Potere Popolare, ha parlato di «tragica decisione» che il capo di stato dovrà giustificare. Proclamando la legge marziale, Yoon aveva tratteggiato una generica necessità di proteggere la Corea del Sud dalle «minacce comuniste del Nord».

Tornando alla crisi. Il mandato di Yoon è stato difficile sin dalla sua alba. Un'elezione risicatissima e uno stato di pressoché ingovernabilità dovuto alla maggioranza parlamentare detenuta dall'opposizione che, di fatto, ne ha incatenato le politiche. La svolta, in peggio, per Yoon è arrivata lo scorso mese di aprile con le elezioni legislative, fino all'ultimo - o forse penultimo, considerando quanto accaduto nelle ultime ore - tonfo, segnato dalla legge di bilancio, silurata la settimana scorsa dall'Assemblea nazionale, e tutto il contorno legato ai tentativi di aprire un'indagine ad hoc nei suoi confronti.

Volendo fare una somma degli eventi, quanto accaduto ieri, secondo molti analisti, potrebbe arrecare un danno alla reputazione di Seul ben più grave di quello che l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 ha causato agli Stati Uniti. Lo scrive la BBC che riporta il commento di un esperto della Ewha University di Seul. «La dichiarazione di legge marziale da parte di Yoon appare al contempo come un abuso giuridico e un errore di calcolo politico, che mette a rischio l'economia e la sicurezza della Corea del Sud». La «mossa disperata» di un politico «sotto assedio» contro «scandali, ostruzioni istituzionali e richieste di impeachment» che non potranno fare altro che aumentare.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE