L'uomo sarebbe ricercato in Arabia Saudita con l'accusa di terrorismo
MAGDEBURGO - Il bilancio dell'attacco al mercatino di Natale di Magdeburgo «è ancora più terribile di quanto avevamo potuto stimato ieri sera: 5 persone sono morte e oltre 200 ferite, molte delle quali gravemente». Lo ha detto il governatore del Land della Sassonia-Anhalt, Reiner Haseloff, durante un punto stampa con il cancelliere Olaf Scholz.
«Finora cinque persone sono morte e un numero incredibile, quasi 40, sono gravemente ferite e siamo molto preoccupati per loro», ha detto il cancelliere tedesco, sottolineando la necessità che «nessuno venga lasciato solo».
Gli oltre 200 feriti, di cui 40 gravi, «hanno bisogno del nostro aiuto negli ospedali ma hanno anche bisogno di essere sostenuti vista la terribile catastrofe che ha travolto le loro vite innocenti», ha sottolineato Scholz.
L'attentatore vicino all'estrema destra - Saudita, medico psichiatra, in Germania dal 2006, attivo nell'assistenza ai rifugiati, ma da ateo e con un'ideologia anti-Islam, tanto da essere un sostenitore del partito di estrema destra tedesco AFD. Emergono ulteriori dettagli sull'identità dell'attentatore del mercatino di Natale di Magdeburgo, di cui circola la foto di un passaporto saudita scaduto nel 2012.
Il 50enne che appare molto attivo anche sui social: ha fondato e gestito il sito wearesaudis.net il cui scopo - spiegò lui stesso alla BBC sempre nel 2019 - è quello di aiutare i rifugiati a ottenere asilo, in particolare ex musulmani che temono persecuzioni nel loro Paese. In home page ora campeggia la scritta in arabo e inglese: «Mio consiglio: non chiedere asilo in Germania».
«Ho scritto contro l'Islam sul forum dell'attivista Raif Badawi, che ora è in prigione. Per questo sono stato minacciato: volevano 'massacrarmi' se fossi tornato in Arabia Saudita. Così ho deciso di chiedere asilo in Germania. Non avrebbe avuto senso rischiare di dover tornare e poi essere ucciso», disse nel 2019 l'attentatore illustrando i motivi della sua richiesta d'asilo inoltrata alle autorità tedesche soltanto dieci anni dopo il suo arrivo in Germania, che risale invece al 2006.
Una volta vistosi accettare la richiesta, il 50enne ha aperto il suo account sull'allora Twitter. «Prima era difficile anche per me parlare della mia non fede in Germania. Dal 2006 al 2017 ho lavorato spesso con musulmani ad Amburgo, ho avuto colleghi provenienti dal Pakistan e dall'India. Non potevo dire loro che non sarei più andato in moschea. In questo ambiente non è come immagini che sia in Germania: i musulmani qui trattano le persone come me, che hanno un background islamico ma non sono più credenti, senza comprensione né tolleranza. Quando diciamo che abbiamo lasciato l'Islam, perdiamo i nostri amici. Anche dopo aver presentato domanda di asilo, ho notato che molti dei richiedenti asilo musulmani che aiuto volontariamente in Germania pensano che io sia una cattiva persona perché non ci credo più», si legge ancora nell'intervista durante la quale il sospetto attentatore offrì anche una descrizione dettagliata della violazione dei diritti delle donne in Arabia Saudita e della sua attività per aiutare i rifugiati e le donne a ottenere asilo, in particolare ex musulmani che temono persecuzioni nel loro Paese.
«Voglio che le persone imparino a pensare con la propria testa. Ci sono molti musulmani su Twitter che vogliono abbandonare l'Islam a causa mia. Scrivo sempre a queste persone: No, non accetterò che lasciate l'Islam per causa mia. Dovrebbe essere una tua convinzione», spiegò ancora.
In altre interviste accusò la Germania di accogliere islamisti e rifiutare l'asilo ai rifugiati anti-islamici. Alcuni osservatori suggeriscono che a Magdeburgo abbia agito per far ricadere la colpa - e quindi sollevare lo sdegno dei tedeschi prossimi alle elezioni - sui musulmani.
L'uomo sarebbe inoltre ricercato in Arabia Saudita con diverse accuse tra cui terrorismo. Giovedì 19 dicembre avrebbe dovuto comparire davanti al tribunale distrettuale di Tiergarten a Berlino, ma non si è mai presentato. Lo riporta lo Spiegel. Il 50enne era sotto indagine per "abuso di chiamate di emergenza": a febbraio aveva ricevuto una sanzione penale contro la quale aveva poi sporto ricorso. Non essendosi presentato in aula giovedì, il ricorso è stato respinto.