Come può un singolo incendio mettere in ginocchio il più grande aeroporto d'Europa e il traffico aereo globale? Starà a Londra capirlo.
Un improvviso e accecante lampo bianco, apparso sopra la centrale elettrica di Hayes, poi il buio assoluto in tutto il paesino e la campagna circostante.
Sarebbe partito così, stando a quanto riferito da un passante sentito dal Guardian, l'incendio che ha messo “k.o.” l'aeroporto londinese di Heathrow causando un vero e proprio caos nei cieli di tutta Europa.
Heathrow, lo ricordiamo, rimarrà chiuso per tutta la giornata e riaprirà solo a partire dalla mezzanotte di venerdì.
Una chiusura totale di questo tipo non si verificava da 15 anni a questa parte. Nel 2010, infatti, il vulcano islandese Eyjafjöll aveva paralizzato il traffico aereo a livello globale.
La struttura, al momento, è deserta e l'invito da parte delle autorità è quello di non recarvisi fino a nuovo avviso.
Il sindaco di Londra Sadiq Khan ha ribadito quanto già affermato a ridosso dell'alba dalla direzione dell'aeroporto ovvero che «sono da prevedere disagi e ritardi anche nei prossimi giorni», sempre Khan ha aggiunto: «Capiamo che fra le migliaia di viaggiatori interessati possa esserci frustrazione, ma tutti stanno dando il massimo per fronteggiare questa emergenza».
Sarebbero circa 300'000 i passeggeri rimasti a terra in seguito all'incendio.
Al momento il rogo sarebbe «sotto controllo», confermano le autorità. Stando al ministro dell'Energia Ed Miliband al momento è esclusa l'eventualità di dolo. Gli accertamenti sono ancora in corso e a occuparsene sono gli investigatori dei pompieri londinesi e gli agenti della MET.
Stando ad alcuni testimoni oculari le fiamme avrebbero iniziato a diffondersi già nella notte con colonne di fumo visibili già a ridosso della mezzanotte.
Sempre Milliband ha parlato di «una catastrofe» che ha lasciato al buio quasi 100'000 abitazioni - «al momento 4'000 case sarebbero ancora scollegate», ha aggiunto - così come l'aeroporto.
Un effetto, questo, ritenuto particolarmente preoccupante: la sottostazione di Hayes dovrebbe garantire l'approvvigionamento a questa struttura nevralgica, ma così non è stato. Heathrow dispone di sistemi d'approvvigionamento alternativi ma la richiesta d'energia è talmente elevata che sono necessarie ore affinché tutto ritorni alla normalità.
Ciò apre diversi interrogativi: «Il nostro lavoro è fare tesoro di questa lezione e capire come fare a evitare che una cosa del genere succeda di nuovo».
Una debolezza strutturale che secondo diversi osservatori, citati sempre dalla BBC, sarà difficile da sistemare in tempi brevi. Lo scalo londinese, è uno degli aeroporti più sollecitati d'Europa e - in generale - l'area a ridosso della capitale britannica ogni giorno è tanto nevralgica quanto intasata.
«Questo mostra quanto la situazione sia tesa e quanto poco spazio, e resilienza, ci siano in generale sui cieli inglesi», ha commentato sempre alla BBC il giornalista esperto di viaggi Simon Calder, «anche pensare di deviare una fetta del traffico aereo sugli altri scali, come Gatwick, è semplicemente fuori discussione».