L'ex presidente ha parlato senza mezzi termini di democrazia in pericolo
ATLANTA - Barack Obama è tornato in campo davvero. E il suo omaggio a John Lewis, nell'eulogia pronunciata durante la cerimonia d'addio all'icona dei diritti civili, si è trasformato in un vero e proprio atto di accusa verso Donald Trump.
Senza mai citare il suo successore, l'ex presidente ha parlato senza mezzi termini di democrazia in pericolo e condannato fermamente l'uso di agenti federali contro le proteste pacifiche che stanno attraversando l'America. «Mentre siamo qui c'è ancora gente che lancia gas lacrimogeni contro i manifestanti e che fa di tutto per negare alle persone il loro diritto di voto».
«So che questa cerimonia è per celebrare la memoria di John Lewis e che alcuni potrebbero dire che non dovremmo soffermarci su certi aspetti - ha ammesso Obama - ma John ha speso la sua vita per combattere gli attacchi alla democrazia in America, proprio come quelli che vediamo circolare in questo periodo».
Parlando davanti a una platea in cui erano seduti anche altri due ex presidenti, George W. Bush e Bill Clinton, Obama sembra aver ritrovato i toni e la verve di una volta, dimostrando come sia ancora l'unica vera personalità in campo democratico in grado di generare speranza ed entusiasmo. Un apporto divenuto sempre più fondamentale per Joe Biden, chiamato a riconquistare a novembre la Casa Bianca.
E nel giorno in cui Trump aleggia lo spettro di un possibile clamoroso rinvio delle elezioni del 3 novembre, Obama rinnova con vigore l'invito a tutti gli americani, soprattutto alle minoranze e alle classi più disagiate, di andare a votare, di esercitare «quel diritto che è la più grande conquista della democrazia».
«La democrazia dipende da noi - ha ammonito - e il suo destino non è automatico. I nostri figli devono crescere in una democrazia vera, e in un'America tollerante e inclusiva». E giù applausi scroscianti, da parte di Clinton ma anche di Bush, quest'ultimo oramai da tempo in rotta di collisione con Trump.
«Il cinismo è la prima tattica adottata da chi vuole tenere il più grande numero di persone possibile lontane dal voto», ha incalzato Obama, puntando indirettamente il dito contro il no del tycoon e di molti repubblicani al voto per posta, con la scusa di brogli che renderebbero irregolari le elezioni.
E l'Election Day, altro che rinviarlo: «Deve essere un giorno di festa per tutti, da Washington a Porto Rico. Per questo deve esserci una registrazione automatica al voto, è una questione di giustizia», ha affermato Obama. Posizioni che Trump vede come il fumo negli occhi. Anche se ora sa che per restare alla Casa Bianca dovrà vedersela non solo con 'Sleepy Joe', come chiama ironicamente Biden, ma anche col suo predecessore. E stavolta Barack non sembra proprio volersi tirare indietro.