La favorita di queste ore è la 48enne Amy Coney Barrett.
Le sue posizioni, diametralmente opposte a quelle della giudice scomparsa, sono sia la sua forza che la sua debolezza.
WASHINGTON - Donald Trump non ha intenzione di lasciar passare troppo tempo prima di comunicare agli Stati Uniti il nome del giudice prescelto per colmare il vuoto lasciato da Ruth Bader Ginsburg alla Corte Suprema.
Sabato, nel corso di un evento elettorale nella Carolina del Nord, il presidente ha assicurato che la scelta verrà resa nota «la prossima settimana». Ovvero tra oggi e domenica. «Abbiamo numerose donne sulla lista» ha dichiarato Trump, lasciando intendere che la prescelta sarà proprio una donna.
La favorita - Il nome che circola maggiormente sui media a stelle e strisce è quello della 48enne Amy Coney Barrett, che fu a un passo dall'essere scelta nel 2018 - quando prevalse Brett Kavanaugh. Trump ha detto di lei che è «molto rispettata». Altri punti a suo favore: l'aver lavorato per un giudice della Corte Suprema, lo scomparso Antonin Scalia, l'ardente fede cattolica e le sue posizioni contro l'aborto (che la rendono molto gradita alla destra religiosa), l'essere madre di sette figli e, appunto, l'essere donna. Che appare come un requisito imprescindibile per la futura nomina.
Gli outsider - Su molte tematiche Barrett e Ginsburg hanno visioni diametralmente opposte - e questo potrebbe essere un problema, se il presidente dovesse decidere per una nomina maggiormente "moderata". Si fanno quindi i nomi della 38enne Allison Rushing e della 52enne Barbara Lagoa. Non è escluso nemmeno il giudice Amul Thapar, se non altro perché si tratta del favorito del leader della maggioranza repubblicana al senato Mitch McConnell.
Una Corte nettamente conservatrice - Trump potrebbe quindi rompere gli indugi già nelle prossime ore. Con buona pace di Ginsburg e del suo "testamento": la giudice scomparsa auspicava infatti che il processo di selezione e nomina avesse luogo dopo le elezioni del 3 novembre. Per scongiurare, dal suo punto di vista, un ulteriore "slittamento" della Corte (sarebbe il terzo giudice nominato da Trump). Negli ambienti liberal si è tornati a parlare delle sue mancate dimissioni all'epoca della seconda presidenza Obama: la sua rinuncia avrebbe aperto la strada a un giudice progressista più giovane e avrebbe evitato lo scenario che sembra delinearsi: quello di una Corte a schiacciante maggioranza conservatrice.