L'accusa ha presentato ieri diversi filmati inediti dei fatti del 6 gennaio
WASHINGTON D.C. - Giorno tre. Oggi dovrebbe arrivare il turno della difesa di Donald Trump, che dovrà esporre al Senato le proprie argomentazioni contro una condanna dell'ex presidente degli Stati Uniti per incitamento all'insurrezione.
Ieri, l'accusa ha mostrato alla Camera alta del Congresso americano immagini e filmati inediti, ripresi dalle telecamere di sicurezza lo scorso 6 gennaio, il giorno dell'assalto a Campidoglio. Sono stati immortalati i momenti in cui i supporter dell'ex presidente penetrano nell'edificio, arrivando a pochi passi dai membri del Congresso, costretti alla fuga. Incluso Mike Pence, con familiari e staff.
«Mentre i rivoltosi salivano le scale, si sono trovati a una cinquantina di metri da dove si trovava il vice presidente con la sua famiglia», ha spiegato in aula la deputata democratica Stacey Plaskett, una delle manager dell'impeachment.
L'agente Goodman, gli scontri, l'invasione
Tra i protagonisti positivi di quegli istanti c'è l'agente Eugene Goodman, famoso per essere riuscito a tenere i facinorosi a distanza dall'aula del Senato. Nei video lo si vede correre, incontrare Mitt Romney, e indicare al senatore di fuggire nella direzione opposta. Nelle sequenze mostrate ci sono poi scontri tra "manifestanti" e polizia e l'invasione dell'ufficio della speaker della Camera, Nancy Pelosi.
La sovrapposizione dei frammenti video ripresi a Capitol Hill alle parole di Trump ha suscitato una certa impressione anche tra alcuni dei senatori repubblicani. Il senatore John Thune, "whip" della minoranza repubblicana, ha elogiato il lavoro svolto dai manager della Camera, definendolo «efficace» nel «collegare i puntini» tra i fatti e quanto detto dall'ex presidente. La senatrice Lisa Murkoski ha detto alla CNN che «le prove mostrate finora sono quantomai schiaccianti».
Tuttavia, l'ipotesi che Donald Trump possa essere condannato rimane piuttosto remota, considerando i numeri. Ricordiamo infatti che per un voto in tal senso occorre una maggioranza dei due terzi. In poche parole, servirebbe il voto di almeno 17 senatori "rossi" (su 50). Uno scenario improbabile, ricordando che martedì 44 di loro si sono espressi a favore dell'incostituzionalità del processo.