Forniture ridotte e ritardi. La Commissione europea è ancora in attesa di risposte
BRUXELLES - L'ultimatum è scaduto due giorni fa ma la Commissione europea resta in attesa da parte di AstraZeneca delle risposte alle questioni sollecitate nella lettera di diffida che Bruxelles ha inviato lo scorso 19 marzo all'azienda farmaceutica.
Bruxelles, secondo alcuni dettagli riferiti oggi dal Corriere della Sera sulla base dei contenuti pubblicati dal quotidiano francese Les Echos, ha contestato ad AstraZeneca il mancato rispetto dei propri obblighi contrattuali riguardanti la fornitura delle dosi di vaccino anti-Covid. Cifre alla mano, l'azienda anglo-svedese avrebbe dovuto fornire all'Unione 120 milioni di dosi entro il primo trimestre. Di queste però ne sono arrivate solo poco meno di 30 milioni.
La requisitoria della Commissione europea si articola su sei pagine, con Bruxelles che parla di numerose violazioni. Si va dall'aver incassato un importante anticipo la scorsa estate lasciando poi cadere gli impegni, all'aver promesso le stesse dosi a più committenti (al contrario di quanto stabilito nel contratto con l'Ue), fino all'aver ritardato la richiesta di autorizzazione all'Agenzia europea per i farmaci (Ema) con l'obiettivo di prendere tempo per sopperire ai problemi di produzione.
La lettera del 19 marzo, come spiegato dal portavoce Johannes Bahrke, serviva ad aprire un confronto ufficiale. I problemi però, come emerge dalla missiva, erano iniziati molto prima. La Commissione europea aveva pagato una prima rata di 227 milioni di euro subito dopo la firma del contratto. Ma già in autunno il versamento di una seconda rata, da 112 milioni, era stato sospeso «a causa della mancanza da parte di AstraZeneca della rendicontazione richiesta». E fra le righe sembra profilarsi una possibile richiesta di danni. E le cifre, nel caso, sarebbero molto elevate.