Hanno preso il via i lavori della Commissione d'inchiesta incaricata di far luce sui fatti del 6 gennaio scorso
WASHINGTON D.C. - Al via al Congresso americano i lavori della commissione di inchiesta sull'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso da parte dei sostenitori di Donald Trump. In quell'occasione persero la vita cinque persone.
La commissione, fortemente voluta da Nancy Pelosi, rappresenta il duello finale tra la speaker democratica della Camera e l'ex presidente americano, dopo i due impeachment già subiti da Trump.
Sullo sfondo le elezioni di metà mandato del 2022 e soprattutto le presidenziali del 2024 alle quali potrebbe candidarsi ancora una volta l'imprenditore miliardario.
I primi testimoni ad essere ascoltati saranno quattro poliziotti coinvolti negli scontri, avvenuti nel giorno in cui il Congresso doveva certificare la vittoria di Joe Biden alle presidenziali. Il Dipartimento di giustizia ha poi deciso che potranno testimoniare anche ex rappresentanti e funzionari dell'amministrazione Trump.
Ma i repubblicani, che hanno fatto di tutto per affossare la commissione e sono rappresentati al suo interno solo da due deputati critici dell'ex presidente, sono sul piede di guerra e pronti a boicottare i lavori.
Le lacrime degli agenti aggrediti
Nell'aula del Congresso alcuni agenti si sono lasciati andare alle lacrime. Emozione e un silenzio surreale anche nei corridoi di Capitol Hill, dove molti dei colleghi degli agenti testimoni seguono la diretta dell'audizione sugli smartphone o sugli schermi delle telecamere a circuito chiuso.
«Ho pensato di morire», ha ricordato il sergente della Us Capitol Police Aquilino Gonell, spiegando di aver subito un trauma enorme col quale ancora oggi sta combattendo. Piange durante la sua testimonianza Michael Fanone, del Dipartimento della Polizia Metropolitana, che ricorda come sia stato aggredito, picchiato e colpito con un taser, mentre la folla lo chiamava "traditore": «Ho rischiato di essere ucciso con la mia stessa pistola che mi è stata sottratta mentre la gente urlava "uccidetelo, uccidetelo". Sento ancora quelle voci dentro la mia testa».
Un collega, l'agente Daniel Hodges che rischiò di rimanere schiacciato contro una delle porte di ingresso del palazzo, ha definito gli assalitori «terroristi». Mentre Harry Dunn, della Us Capitol Police, ha ricordato di aver ricevuto insulti razzisti per essere afroamericano.