Travolto da un'inchiesta della procura, il premier austriaco ha rassegnato questa sera le sue dimissioni.
L'ormai ex cancelliere ha proposto il ministro degli Esteri Alexander Schallenberg come suo successore: «Sarebbe irresponsabile lasciare il Paese nel caos».
VIENNA - 35 anni da Kaiser Sebastian a ex cancelliere: è la spettacolare parabola del leader del partito popolare austriaco. Travolto dallo tsunami dell'inchiesta della procura anti-corruzione di Vienna, Kurz stasera ha alzato bandiera bianca e si è dimesso.
«Le accuse sono false e lo dimostrerò», ha annunciato in diretta tv, per poi però aggiungere che «sarebbe irresponsabile lasciare il Paese nel caos e nello stallo, come sarebbe irresponsabile l'esperimento di una coalizione a quattro che dipenderebbe dalle grazie dell'ultradestra di Herbert Kickl. Pongo l'interesse del Paese davanti al mio».
Kurz ha annunciato di aver proposto al presidente Alexander Van der Bellen come successore il ministro degli Esteri, Alexander Schallenberg, nel tentativo di continuare a garantire al suo partito la guida del governo che altrimenti passerebbe inevitabilmente in altre mani.
Il giovane leader del partito popolare, classe 1986, ha collezionato nel giro di pochi anni una lunga serie di primati: a 24 anni è stato il più giovane sottosegretario, a 27 il più giovane ministro degli Esteri e ad appena 30 ha assunto la guida dell'Oevp. A 31 è diventato cancelliere e ora, ad appena 35 anni, è probabilmente il più giovane ex capo del governo a livello internazionale. Sbaglia comunque di grosso chi pensa che la sua carriera si fermi qui: quello di stasera potrebbe essere solo un passo di lato, e non indietro. Kurz infatti si è già ripreso il potere una volta dopo aver lasciato momentaneamente la cancelleria a causa della caduta dell'allora alleato di ultradestra Heinz Christan Strache, travolto dall'Ibiza-Gate. Ne seguì un esecutivo tecnico ma un anno e mezzo fa Kurz ha formato l'attuale governo con i Verdi (una novità assoluta, per molti impensabile) ed è tornato a galla.
Ora sono stati proprio gli ecologisti a farlo cadere. Troppo pesanti i reati ipotizzati dalla procura anti-corruzione su sondaggi pilotati a favore dell'Oevp e inserzioni, il tutto pagato dal ministero delle Finanze, cioè con soldi pubblici, quando Kurz non era ancora capo del governo ma stava preparando la sua ascesa con determinazione machiavellica.
Il giovane leader dei popolari, che ha addirittura cambiato il colore del suo partito (da nero a turchese), poco dopo le 19.30 si è presentato davanti alle telecamere per annunciare le dimissioni. Come già avvenuto nei giorni scorsi, ha vestito i panni della vittima, anche se - per la prima volta - con un po' di autocritica («alcuni messaggi oggi non li scriverei più in quel modo»). Kurz ha accusato l'ormai ex partner di coalizione, i Verdi, di aver posto il veto sulla sua persona. «Non è la prima volta che un politico è indagato, sarebbe bello però se la presunzione d'innocenza valesse per tutti», ha osservato. Quindi ha ringraziato il suo partito per la lealtà e i cittadini per le manifestazioni di stima e di sostegno.
Le sue dimissioni, ha sottolineato, sono state presentate esclusivamente per non abbandonare il Paese al caos e a un governo a quattro con l'ultradestra Fpoe, ex partner di coalizione e ormai nemico numero uno di Kurz. Il 35enne non lascia comunque la politica: resterà infatti capogruppo in parlamento e leader dell'Oevp, due ruoli importanti attraverso i quali continuerà a influenzare in modo decisivo l'agenda politica. Con il 52enne Alexander Schallenberg la guida del governo passa invece nelle mani di un diplomatico di grande esperienza. Ne servirà tanta di diplomazia per garantire che i popolari restino al timone del governo, in attesa che Kurz possa chiudere il capitolo dello scandalo sondaggi e tornare in prima linea. A patto che non sia mandato definitivamente in pensione a 35 anni da coloro che il rottamatore austriaco aveva fatto fuori solo pochi anni fa nel suo partito e che sono ancora in cerca di rivincita.