Uno sguardo alle copertine d'oltremanica dopo l'ammissione e le scuse del premier britannico per lo scandalo "partygate"
LONDRA - Lo spettro delle dimissioni aleggia, inevitabilmente, sopra il civico numero 10 di Downing Street dopo le scuse - in ritardo e un po' goffe - che Boris Johnson ha rivolto ieri ai cittadini del Regno Unito sull'onda dello scandalo "partygate". E le prime pagine dei giornali d'oltremanica raccolgono oggi quella tensione quasi elettrica che permeava ieri le pareti del palazzo di Westminster.
Il "giorno nero" di Boris Johnson
«Il futuro del Primo ministro è sul filo del rasoio dopo il party al numero 10» titola la copertina del "Guardian", che mette in primo piano una foto del premier che sfoggia mascherina e capigliatura arruffata d'ordinanza. Il "Times" parla invece di un «Premier ribelle che rifiuta di dimettersi» mentre il suo nome «scivola indietro nei sondaggi». Il "Daily Mirror" sfodera l'artiglieria pesante e scrive «Disgrace» a caratteri cubitali. «Prima Johnson ha detto che nessuna regola era stata infranta. Poi ha detto che non sapeva nulla di alcun party. Ora invece ammette che era presente... ma non si era reso conto che era un party. Il nostro Primo Ministro è una completa sciagura». Le copertine di "The i" e "Financial Times" mettono in risalto la sfiducia nei confronti di Johnson che cresce tra le file dello schieramento conservatore. «Sunak lascia Johnson in un limbo» titola il "Daily Telegraph"; "The Metro" sceglie un «Sorry... Not Sorry» che lascia poco margine all'interpretazione. Mentre il tabloid "Daily Star" la butta letteralmente in "caciara" con un «Le regole sono solo per voi povera gente!»
Le scuse pronunciate ieri del Primo ministro britannico sono andate a impattare in diretta contro il comprensibile "muro di gomma" laburista. Il leader delle forze d'opposizione Keir Starmer le ha definite «un'offesa» ai cittadini. Il deputato Karl Turner ha rincarato la dose aggiungendo che l'ammissione del premier è arrivata «solo perché è stato beccato». Questa mattina i colori delle reazioni politiche si mescolano. Per la ministra ombra Lisa Nandy, Johnson deve «vuotare il sacco» sui party a cui lui e gli altri ministri hanno partecipato, sottolineando che a questo punto la sua posizione è «del tutto indifendibile». Tra i conservatori c'è invece chi ha spezzato una lancia a suo favore. Per l'ex ministro Jake Berry, che ha parlato alla BBC, le scuse sono state «molto contrite e sincere». Anche Brandon Lewis, il Segretario di Stato dell'Irlanda del Nord, si è schierato a sostegno del premier difendendone l'operato in governo e identificandolo come la giusta persona per guidare il Paese.
«Non è di questione di se, ma di come e quando...»
Ma cosa farà a questo punto Boris Johnson? Prima di tutto, aspetterà. Aspetterà la conclusione dell'inchiesta ufficiale, dietro alla quale si è trincerato ieri durante l'esame parlamentare. E quelle scuse, che per quanto possano essere traballanti sono però state pronunciate, potrebbero garantire al premier un breve momento di tranquillità, come osserva l'analista politica della BBC Laura Kuenssberg. Ma le righe di quell'editoriale, che ospita l'espressione di sfiducia di alcuni sostenitori di lungo corso di Johnson, lasciano già intravedere i contorni dell'epilogo. «Molte delle conversazioni negli ambienti della Camera dei comuni riguardano più che altro il modo e le tempistiche della partenza del premier e non tanto se potrà o meno salvarsi». Come a dire che il "biglietto aperto" è già nelle sue mani.