È in corso «la più grande mobilitazione di truppe in Europa da decenni», secondo Washington
NEW YORK - È stato il giorno della riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, la prima dopo che la crisi tra Stati Uniti e Russia sul tema dell'Ucraina è entrata in una fase particolarmente calda. Anche al Palazzo di Vetro il clima era particolarmente acceso: la Russia ha cercato di bloccare la riunione e si è arrivati a un voto, che ha visto la vittoria della posizione degli Usa - che chiedevano di andare avanti. 10 i voti favorevoli alla prosecuzione. A opporsi alla prosecuzione dell'incontro solamente Russia e Cina.
L'affondo russo - I toni e le parole usate dall'ambasciatore russo alle Nazioni Unite fanno capire quanto i nervi siano a fior di pelle: Vasily Nebenzya ha parlato di «accuse infondate» relative al «mito dell'aggressione russa» e che l'argomento è «estremamente sensibile». A suo dire è in corso da tempo una «diplomazia del megafono» guidata da Washington e finalizzata a «far crescere l'isterismo». Gli Stati Uniti, ovviamente, la pensano diversamente: l'ambasciatrice all'Onu Linda Thomas-Greenfield ha denunciato il «comportamento aggressivo» di Mosca e ha sottolineato come, minacciando l'Ucraina, anche l'intera Europa sia in pericolo.
Il monito Usa... - Thomas-Greenfield ha quindi affermato che i 100mila soldati russi al confine ucraino costituiscono «la più grande mobilitazione di truppe in Europa da decenni». Senza poi contare le 30mila unità che saranno dispiegate in Bielorussia entro pochi giorni. La rappresentante statunitense ha affermato che l'amministrazione Biden non vuole la guerra («Cerchiamo la via della pace. Cerchiamo la via del dialogo. Non vogliamo il confronto» armato) ma che gli Usa non si tireranno indietro, se costretti a intervenire: «Saremo decisi, rapidi e uniti se la Russia dovesse invadere ulteriormente l'Ucraina», con riferimento a passate incursioni russe nei territori amministrati da Kiev.
...e la risposta - Nebenzya ha messo in dubbio le cifre fornite dalla collega statunitense, accusando l'Occidente di «pompare un'Ucraina piena di armi» e di avere una posizione «isterica» su quello che è uno spostamento di truppe in territorio russo - il che non è un preludio a un «atto di aggressione». Mosca non ha intenzione d'invadere l'Ucraina, ha ribadito a più riprese l'ambasciatore.
Che dice Kiev? - L'Ucraina concorda con Mosca sul calcolo errato delle truppe ammassate vicino ai suoi confini: non sarebbero 100mila bensì 130mila, secondo Sergiy Kyslytsya. «La domanda è: perché ci sono tutte quelle truppe?». L'unica risposta possibile, secondo il rappresentante di Kiev, è di spingere il governo a fare concessioni «illegali» motivate dalla paura di un'invasione - mentre all'Ucraina dovrebbe essere concesso il diritto di fare «alleanze», con la Nato nel caso specifico.
Le altre voci - Anche dagli altri membri della Nato sono arrivati degli avvertimenti a Mosca - chiaramente coordinati a priori con Washington -, seppur con toni meno veementi: la guerra sarebbe «destabilizzante» e «costosa» per la Russia, secondo il rappresentante britannico. Mentre quello francese ha assicurato una risposta «robusta e unita» in caso d'invasione. L'India, che nel voto odierno si è astenuta, ha chiesto una «de-escalation» mentre il rappresentante del Ghana ha affermato che «dobbiamo prendere atto della delicata situazione», non mancando di far notare che le truppe russe si trovano sì a ridosso della frontiera con l'Ucraina, ma all'interno del territorio nazionale. La Cina biasima gli Usa per aver imposto questa discussione pubblica: «Quello di cui abbiamo urgente bisogno ora è una diplomazia silenziosa ma non una diplomazia "al microfono"», secondo l'ambasciatore Chen Xu. Il rappresentante del Kenya ha invece invitato entrambe le parti a fare un passo indietro, citando un proverbio africano: «Quando gli elefanti lottano, è l'erba che soffre».
Sanzioni alla cerchia di Putin - Non dimentichiamo che, a scaldare ulteriormente gli animi dei protagonisti del Consiglio, era arrivata in mattinata la notizia di una lista di personalità di spicco russe da sanzionare nel caso di un'invasione. Si tratterebbe di figure che «svolgono un ruolo nel processo decisionale del governo o sono almeno complici del comportamento destabilizzante del Cremlino», come ha dichiarato all'agenzia stampa Reuters un funzionario che ha voluto restare anonimo.