Dopo una sentenza alla Corte di Napoli, il leader ed ex-premier costretto a lasciare tutto nelle mani di Beppe Grillo
ROMA - Un partito italiano a guida congelata. Tecnicamente esce così il Movimento 5 Stelle (M5s) dalla decisione del Tribunale di Napoli che ha disposto la sospensione dello statuto ratificato il 3 agosto e la nomina di Giuseppe Conte come presidente, arrivata due giorni dopo.
Una novità che accelera le spinte caotiche interne al Movimento (e aumenta le preoccupazioni degli alleati democratici), dove da settimane si assiste a uno scontro totale fra il ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio e lo stesso Conte che, però, ovviamente continua a tenere il volante stretto fra le mani: «La mia leadership nel Movimento 5 stelle si basa ed è fondata sulla profonda condivisione di principi e valori. Quindi è un legame politico prima che giuridico», ha chiarito l'ex premier italiano, al termine di una giornata aperta dalla sua intervista a La Stampa in cui invitava Di Maio a evitare «guerre di logoramento».
Sul tavolo le otto pagine del provvedimento, depositato oggi ma formulato il 3 febbraio, in cui si definisce «illegittima l'esclusione di 81'839 iscritti» con meno di sei mesi di anzianità che a inizio agosto non hanno potuto votare la consultazione. Alla fine vi hanno partecipato 60'940 persone (approvando il testo con l'87% dei consensi), un numero inferiore a quello che sarebbe stato il quorum della metà più uno dei 195'387 complessivamente iscritti, contando anche quelli con meno di sei mesi.
Ora, per gli attivisti che hanno fatto ricorso con il legale Lorenzo Borré, ma anche per la Associazione Rousseau, bisogna riportare il M5s indietro di sette mesi, ripartendo dalla nomina del comitato direttivo con un voto indetto dal garante Beppe Grillo sulla piattaforma Rousseau.
Dal M5s, però, contestano una interpretazione che «contrasta la prassi consolidata nelle votazioni seguite dal Movimento e un indirizzo che mirava a scongiurare che la comunità fosse infiltrata da cordate organizzate ad hoc al fine di alterare le singole votazioni, complice anche la gratuità e semplificazione dell'iscrizione»". Alla sospensione «si risponde con un bagno di democrazia», ha aggiunto poi Conte, ospite della trasmissione Otto e Mezzo sull'emittente televisiva italiana La7, annunciando la nuova votazione sullo statuto.
Per molti, all'interno del M5s, sono casuali solo all'apparenza le variabili del caos, che è venuto tutto a galla nella partita sul Quirinale, in un momento cruciale per il governo, con le liste per le Amministrative da preparare. Il 5 febbraio Di Maio si è dimesso dal Comitato di garanzia e fino a questa mattina ci si interrogava soprattutto su chi lo avrebbe sostituito, su quando sarebbe andato in scena il confronto da tutti auspicato, in un'assemblea di soli parlamentari o aperta agli iscritti, e come sarebbe stato gestito. Dubbi destinati ad aumentare dopo la sentenza di Napoli.
Di Maio «l'ho sentito per telefono e mi ha detto che è desideroso di esprimere idee e progetti - ha raccontato Conte -. È vero, un passaggio difficile c'è stato ma l'interesse del Movimento viene sempre prima delle persone. Non è nell'orizzonte delle cose che Di Maio venga espulso ma è ovvio che lui, che è l'ex leader, ha delle responsabilità in più. Una leadership vera non ha mai paura del confronto sulle idee ma di fronte a un attacco così plastico, in televisione, non si può fare finta di nulla».
Fra i temi divisivi anche il limite dei due mandati. «Questa regola ha un fondamento che va mantenuto, ne vorrei discutere con Beppe Grillo, ma ragionerei sul trovare qualche volta delle deroghe...», ha osservato l'ex premier italiano, ma senza sbilanciarsi sul caso Di Maio, già eletto due volte in Parlamento: «Adesso non personalizziamo, a tempo debito faremo le valutazioni del caso».