L'intesa sul sesto pacchetto è vicina. Ma potrebbe essere formalizzata solo dopo le celebrazioni del 9 maggio in Russia.
BRUXELLES / MOSCA - Oggi il momento cruciale. Fra qualche giorno l'intesa formale. Stiamo parlando del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia - annunciato nel corso della settimana dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen -, sul quale i 27 Paesi dell'Unione stanno cercando di chiudere il perimetro. Un embargo sul petrolio che quindi scivola nuovamente in avanti.
E si parla di oggi come giornata cruciale perché in queste ore è prevista una nuova riunione degli ambasciatori degli Stati membri presso l'Ue. Stando alle anticipazioni della stampa internazionale, l'intesa a livello puramente politico si trova già a uno stato molto avanzato. Gli ostacoli sorgono semmai sul piano tecnico, con il veto di alcuni Stati che pende sul pacchetto come la spada di Damocle. Detto altrimenti, il blocco trae origine dalla necessità di questi di trovare fonti di approvvigionamento alternative a cui attingere una volta formalizzata la rinuncia al petrolio russo.
Perché, è utile ricordarlo, aprire nuovi rubinetti è un procedimento più complesso di chiudere quelli già esistenti. Lo è in particolare per tutti quei Paesi che non hanno sbocchi sul mare. E che quindi devono mettere in conto non solo la ricerca di nuovi fornitori, ma anche pensare a implementare nuove infrastrutture. Servono finanziamenti. E soprattutto serve tempo. Si pensi all'Ungheria, alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia. Finora si parlava di possibili deroghe fino al 2024. Stando a quanto scrive Repubblica oggi, anche al 2025. E proprio sulla data si sta trattando.
Questione di tempo quindi. Il peso specifico del fattore temporale è di primo piano nella questione. Con tempi troppo lunghi si andrebbe probabilmente a vanificare, o quantomeno a indebolire, l'efficacia delle sanzioni sul Cremlino. Ma giunti a questo punto, con i ritardi degli ultimi giorni, c'è un ulteriore interrogativo che si aggiunge al ronzio dei pensieri in quel di Bruxelles. Ovvero: ha senso formalizzare l'intesa sulle nuove sanzioni proprio il giorno prima del 9 maggio, data in cui Mosca celebra la vittoria sul nazismo, senza a questo punto attendere le dichiarazioni sull'Ucraina che lo "zar" Vladimir Putin farà, con ogni probabilità, domani? Come si dice in casi come questo: affaire à suivre.