Il governo italiano potrebbe cadere dopo il voto di fiducia al Senato di oggi. Il punto sui possibili scenari
ROMA - La forbice questa mattina - dopo lo strappo del Movimento 5 Stelle, che ha trovato conferma nella tarda serata di ieri - oscilla tra chi riesce a vedere uno spiraglio per riassorbire la crisi e chi dà invece per certa la fine dell'esperienza Draghi a Palazzo Chigi.
Sia "Repubblica" che il "Corriere della Sera" preannunciano che il "premier" italiano salirà oggi al Quirinale, ma i toni hanno sfumature diverse. Se il secondo parla di un «governo verso la crisi», il primo scrive chiaramente che «per Draghi il governo è ai titoli di coda», sottolineando però come «agli occhi di Mattarella» la crisi sia «ancora gestibile». Il presidente del Consiglio, secondo il primo quotidiano della Penisola, non avrebbe però intenzione di ritrovarsi a gestire un cosiddetto "non governo" e dovrebbe di conseguenza formalizzare al Presidente della Repubblica quanto già aveva annunciato in precedenza: l'intenzione di non essere rinviato alle Camere.
L'esecutivo italiano è quindi «in bilico». La crisi «a un passo». Passo che sembra una formalità, considerando che i 5 Stelle non voteranno la fiducia oggi al Senato. «Non daremo cambiali in bianco», ha annunciato ieri Giuseppe Conte, le cui parole sono l'apertura del "Fatto Quotidiano". Per completezza, ricordiamo che Draghi potrebbe incassare la fiducia sul Decreto Aiuti anche senza il voto dei pentastellati, grazie alla quota garantita dalla scissione guidata da Luigi Di Maio. Ma Draghi ha ribadito a più riprese che «senza 5 Stelle, il governo non c'è». E dello stesso avviso è la Lega, con Matteo Salvini che non intende tenere i suoi nella maggioranza dell'esecutivo senza i grillini e spinge per il voto in autunno.
Ma cosa succede in concreto se, dopo il voto a Palazzo Madama, Mario Draghi va al Quirinale per consegnare le dimissioni? "Open" analizza e identifica oggi i quattro possibili scenari. A partire da una premessa: l'ipotesi che il "premier" dica addio è concreta; un ripensamento è invece un'eventualità «considerata soltanto di scuola», anche se il presidente Mattarella potrebbe non chiudere subito all'idea di un bis.
Gli scenari possibili, come detto, sono a questo punto quattro: dimissioni di Draghi e nuove elezioni (lo scenario che appare più probabile in queste ore); un nuovo governo, presieduto da una figura di fiducia dell'ex presidente della Bce, con il voto a febbraio; il ritorno di Draghi con una nuova fiducia (e nuove regole di convivenza) e, infine, l'ipotesi - che appare però già esclusa da un'ampia fetta della maggioranza - di un governo Draghi senza i 5 Stelle.
Sul rinvio alle Camere, il Corriere della Sera aggiunge pure che il Quirinale potrebbe muoversi in prima persona richiamando i partiti alle proprie responsabilità. In altre parole, un voto di fiducia in cui le forze politiche sarebbero costrette a esprimere una posizione chiara. Ma anche in quest'ottica, l'unica certezza in questo momento è che tutto dipende dalla volontà del Presidente del Consiglio.