Dopo gli screzi degli scorsi giorni, oggi a Roma si è parlato di governo (ma non solo)
ROMA - Nel centrodestra, dopo i venti di guerra dei giorni scorsi che hanno accompagnato le elezioni dei due presidenti delle Camere, all'improvviso scoppia la pace. Almeno ufficialmente. Il leader di FI Silvio Berlusconi va a Canossa, va cioè nella sede di Fratelli d'Italia a ritrovare sintonia con Giorgia Meloni, definita «supponente, arrogante, presuntuosa, offensiva, ridicola, una con cui non si può andare d'accordo» in alcuni suoi appunti immortalati dalle telecamere. Impossibile non notare la portata simbolica dell'evento durato circa un'ora e mezza.
Di solito, il Cavaliere, i vertici con gli alleati, li fa in una delle sue dimore: Villa Grande, Villa Certosa, Arcore, all'epoca via del Plebiscito e via dell'Anima. Quasi mai in trasferta. Tranne qualche rara eccezione a casa Previti o a casa Letta. Ma stavolta c'è la maggioranza da salvare, una maggioranza che punta a presentarsi compatta dal Capo dello Stato per chiedere che a Palazzo Chigi ci vada Giorgia Meloni e che, invece, è stata già definita dall'opposizione "in frantumi" dopo lo "strappo" di FI al Senato.
A Berlusconi non resta così che spostarsi nella sede di Via della Scrofa, quella che fu del MSI e di An e che ospitò la camera ardente di Giorgio Almirante e Pino Romualdi, anche se con mezz'ora di ritardo, per un vertice di pace con la vincitrice delle elezioni che, in realtà, di fronte agli "insulti" del Cavaliere, non era rimasta silente.
Subito dopo la diffusione degli appunti con le frasi offensive, lei aveva detto pubblicamente che il Cavaliere aveva dimenticato di aggiungere una cosa all'elenco degli aggettivi e cioè che lei «non era ricattabile». Riferimento non troppo velato al fondatore di FI soprattutto nelle stesse ore in cui si continua a celebrare il processo "Ruby-Ter".
Ma adesso è l'ora di fare la pace, sostengono i vari "pontieri" tra cui Matteo Salvini e il forzista Paolo Barelli che oggi ha un lungo colloquio 'pre-vertice' con il capogruppo di FdI Francesco Lollobrigida a Montecitorio. «Da questo vertice ci attendiamo armonia», spiega La Russa. «Oggi si fa la pace e scoppierà il sereno», commenta il deputato di FI, Alessandro Cattaneo.
E infatti, a fine vertice viene diramata una nota in cui si dice che «l'incontro si è svolto in un clima di unità d'intenti e di massima cordialità e collaborazione» e che FdI e FI «si presenteranno uniti, con le altre forze di coalizione, alle prossime consultazioni» con Sergio Mattarella e che «sono al lavoro per dare il più presto possibile all'Italia un Governo forte, coeso e di alto profilo che si metta subito al lavoro per affrontare le urgenze». «Meloni e Berlusconi hanno fatto il punto sui dossier economici più urgenti, a partire dal caro energia, tema che, tra l'altro - si precisa - sarà al centro del prossimo Consiglio Ue».
Le acque restano agitate invece nel centrosinistra con Renzi che minaccia Pd e 5S: «Se ci tenessero fuori»" dalla partita vicepresidenze e Giunte, «sarebbe un atto di gravità inaudita che dovremmo immediatamente porre all'attenzione del Presidente della Repubblica». Quindi si augura che «la commissione parlamentare sul Covid si faccia».
Dura la risposta di Francesco Boccia (Pd) secondo il quale se la maggioranza dovesse rinunciare a qualche incarico a favore del terzo Polo «sarebbe evidente lo scambio con chi otterrà di più«. «Se Pd e M5s faranno l'accordo per spartirsi tutte le vicepresidenze di Camera e Senato destinate all'opposizione, noi non parteciperemo al voto», precisa Calenda.