Le pretese. I rapporti «riallacciati» con Putin. Il martedì nero del Cavaliere rimette in bilico la nascita del governo
ROMA - Silvio Berlusconi "come" Francesco Cossiga. Il Cavaliere ha imbracciato il piccone a urne ancora calde, iniziando a menar improbabili fendenti che hanno aperto uno squarcio in quel centrodestra che fino al 25 settembre scorso si era mostrato saldo e compatto. Dalle pretese si è passati ai pizzini - in formato A3 e a favore di camera -, culminando ieri nello scivolone sui rapporti «riallacciati» con Putin. Silvio piccona. Soprattutto i suoi. Al punto che anche i giornali di destra della vicina Penisola ora gli chiedono di fermarsi.
Lo dice, testualmente, il quotidiano "Libero", che in prima pagina titola "Avanti così finisce male. Silvio, fermati!», il tutto corredato da una «Lettera dolcissima» che reca la firma del direttore Alessandro Sallusti. Lo stesso che ieri, dal salotto di DiMartedì in diretta su La7, aveva, con toni da seconda serata, affermato che il Cavaliere «ci sta prendendo tutti per il culo». «Ha un po' esagerato, perché ha parlato di politica estera su un tema delicatissimo», con inevitabili ripercussioni. Sui "suoi" ministri in divenire e sulla "premier" in pectore, Giorgia Meloni.
Ma riavvolgiamo un secondo i nastri. Quelli dell'audio pubblicato da La Presse, in cui si sente il leader di Forza Italia parlare di rapporti «riallacciati» con il presidente russo, di fronte ai neo-eletti azzurri. «I ministri russi hanno già detto in diverse occasioni che siamo noi in guerra con loro, perché forniamo armi e finanziamenti all’Ucraina». E ancora: «Io non posso fornire personalmente il mio parere perché se viene raccontato alla stampa viene fuori un disastro, ma sono molto, molto, molto preoccupato. Ho riallacciato i rapporti con il presidente Putin, un po’ tanto». Boom. Antonio Tajani, designato alla Farnesina, in bilico. Meloni furiosa. E i suoi colonnelli che non risparmiano a Berlusconi - come scrive oggi il Fatto Quotidiano - "titoli" che oscillano in uno spettro tra «testa di cazzo» a «povero rimbambito». «In un giorno ha rovinato tutto». Un martedì nero.
Nello straparlare dell'ex presidente del Consiglio hanno trovato spazio anche parole al retrogusto di ricatto, come quelle riguardanti il compagno di Giorgia Meloni - che lei ha etichettato come «un'uscita incredibile» -, e l'annuncio (in seguito smentito da Fratelli d'Italia) di un accordo trovato sul Ministero della Giustizia assegnato alla ex presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati. «Un fuor d'opera mai visto», ha commentato il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, sempre su La7, ma ospite della trasmissione Otto e mezzo. «Uno che non è presidente del Consiglio che legge i suoi ministri ai giornalisti e non sono quelli concordati il giorno prima con la Meloni. È uno spettacolo comicissimo e tragicissimo al contempo».
Giorgia Meloni, ufficialmente, non ha replicato. Ma la convinzione, e lo scrive oggi anche il Corriere della Sera, è che una parte di Forza Italia voglia renderle la vita difficile. Dopo il martedì nero serve ora «almeno una giornata senza scossoni». Ma «bisogna placare Berlusconi» ed «evitare che i suoi show compromettano la nascita dell'esecutivo», sottolinea la Stampa. Perché domani il centrodestra, unito, è atteso al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per le consultazioni. Piccone permettendo.