La figlia Ivanka defilata, i donatori che preferiscono Ron DeSantis e il timore che vada a perdere nel 2024
WASHINGTON - Parte in salita la terza corsa per la Casa Bianca che Donald Trump ha ufficializzato ieri sera nella sua sfarzosa residenza di Mar-a-Lago, nonostante i suoi burrascosi quattro anni di presidenza, i due impeachment cui è sopravvissuto, l'istigazione all'assalto del Capitol dopo le ripetute menzogne sui brogli elettorali, le numerose inchieste che lo assediano e da cui ora conta di difendersi meglio come "vittima" perseguitata «più di Al Capone».
«Il ritorno dell'America comincia oggi», ha esordito, prima di rilanciare il suo mantra dell'America First e di promettere «una nuova età dell'oro», accusando Joe Biden per un Paese ora «in declino, umiliato e deriso sulla scena internazionale» nonché «sull'orlo di una guerra nucleare» per il conflitto ucraino. Biden intanto comincia a replicare punto su punto, secondo una nuova strategia comunicativa del suo entourage, ribattezzata 'The Trump Project', come dimostra la risposta in tempo reale dal G20 di Bali con il tweet «Donald Trump ha rovinato l'America» e il video dell'attacco al Congresso.
Le prime defezioni - Ma per la prima volta i grandi network hanno tagliato il suo discorso e molti cominciano a girargli le spalle, mentre in un Partito repubblicano sempre più spaccato anche per la leadership di Camera e Senato cresce la platea dei potenziali sfidanti, tanto che qualcuno prevede "sangue per terra" nelle primarie Gop.
La defezione di maggior peso per il tycoon è quella della figlia prediletta Ivanka, assente col marito Jared Kushner sul palco pavesato di bandiere americane dopo che entrambi avevano condiviso la vincente campagna del 2016 assurgendo a potenti consiglieri presidenziali. «Voglio molto bene a mio padre ma non sarò coinvolta in politica. Scelgo di dare la priorità ai miei figli e alla mia vita privata. Vorrò sempre bene e sosterrò mio padre, ma andando avanti lo farò da fuori dell'arena politica», ha spiegato in un'intervista a Fox News. È la conferma di una famiglia divisa sulla ricandidatura, con Melania riluttante ma costretta a recitare la parte della moglie fedele.
I donatori preferiscono DeSantis - Anche molti donatori di peso lo stanno mollando virando verso il più giovane e promettente governatore della Florida Ron DeSantis, dopo che Trump è stato messo sotto accusa per la mancata onda rossa repubblicana alle elezioni di metà mandato. L'ultimo è Stephen Schwarzman, ceo e co-fondatore del fondo di private equity Blackstone, che ha annunciato pubblicamente di aver abbandonato il tycoon nella sua nuova avventura: «L'America fa meglio quando i suoi leader sono radicati nell'oggi e nel domani, non nell'oggi e nel passato. È tempo per il Partito repubblicano di rivolgersi a una nuova generazione di leader e intendo sostenere uno di loro nelle primarie presidenziali», ha spiegato, alludendo a DeSantis.
Sulla stessa lunghezza d'onda il finanziere e filantropo Ken Griffin, tra i maggiori donatori Gop, che lo ha scaricato già alla vigilia di Midterm, dove ha sborsato 60 milioni di dollari, dicendosi pronto ad appoggiare DeSantis. Pure dentro il partito sono partiti gli attacchi, dall'ex governatore del New Jersey Chris Christie - in lizza per il 2024 - al suo ex chief of staff alla Casa Bianca Mick Mulvaney, convinto che Trump sia «l'unico Repubblicano che potrebbe perdere» nel 2024. Mulvaney prevede che se ci saranno almeno altri cinque o sei rivali, il tycoon otterrà il 35% della sua base e incasserà la nomination ma perderà nelle elezioni perché diventeranno un referendum su di lui, come nel 2020.
I potenziali rivali - È quanto teme anche Terri Burl, esponente di punta del gruppo 'Women for Trump', che ora auspica «sangue nuovo». Prime schermaglie contro Trump sono state lanciate da DeSantis e dall'ex vicepresidente Mike Pence, mentre a bordo campo si scaldano l'ex segretario di Stato Mike Pompeo, l'ex ambasciatrice all'Onu Nikki Haley, l'emergente governatore della Virginia Glenn Youngkin, il senatore Ted Cruz e persino Liz Cheney, che potrebbe drenare voti a destra.
Ad abbandonarlo è anche l'impero mediatico di Rupert Murdoch: persino l'amata Fox News ha tagliato il suo discorso, come la Cnn, mentre Msnbc non l'ha neppure mandato in onda. E il New York Post lo ha liquidato in fondo alla prima pagina con il titolo irriverente 'Un uomo della Florida fa l'annuncio', seppellendo la notizia a pagina 26.