Sono le parole dell'ex segretario di Stato statunitense Mike Pompeo. Nel frattempo i Territori Palestinesi si tingono di rosso
GERUSALEMME - «Israele non è una nazione occupante». L'ex segretario di Stato americano Mike Pompeo si è sbottonato in un'intervista rilasciata al Podcast "One Decision", parlando del suo nuovo libro "Never Give an Inch: Fighting for the America I Love".
Tra i motivi che attesterebbero la sovranità totale di Tel Aviv sul territorio palestinese, Pompeo ha citato dei testi sacri. «In quanto cristiano evangelico, sono convinto della mia lettura della Bibbia: a distanza di 3mila anni, nonostante la negazione di molti, Israele è e resta la vera terra della popolazione ebraica».
Ha continuato il suo discorso affermando di essere «per un risultato che garantisca la sicurezza di Israele e che renda la vita migliore per tutti». Che, tradotto, significa non istituire come stato parallelo e distaccato la Palestina, ma inglobarlo, come ribadito dalle politiche israeliane attuali. Ha poi aggiunto che «è nell'interesse degli Stati Uniti sostenere Israele, qualunque sia la sua politica».
Le posizioni dell'ex segretario di Stato dell'amministrazione Trump non sono nuove. Nel 2019 aveva affermato che l'ex presidente degli Stati Uniti fosse stato mandato da Dio e nel 2018 aveva preso parte al riconoscimento di Gerusalemme come capitale del Paese e quindi non più Tel Aviv. Ora, con la pubblicazione del suo nuovo libro e le sue continue prese di posizione contro la gestione degli Usa da parte di Biden - ultime le critiche riguardo al caso del Pallone "Spia" cinese - sembra stia gettando le basi per una candidatura alla Casa Bianca.
100mila persone a rischio - Nel frattempo il neo-presidente Netanyahu procede con i lavori di demolizione a Gerusalemme Est. Le case palestinesi sono considerate «illegali» in quanto non sono mai stati emessi permessi di costruzione. In totale 100mila persone verranno toccate da questa politica e sono quindi a rischio sfollamento. Già mille palestinesi stanno affrontando lo sgombero forzato.
Perché demolire? Il quotidiano Al-Jazeera riporta le motivazioni dell'Ufficio del primo ministro israeliano: i recenti attacchi nella capitale israeliana in cui sono morte dieci persone, tra cui due bambini. Con la recente salita di Netanyahu al potere, e la sua coalizione di estrema destra, sono aumentati gli attacchi da entrambe le parti, con un bilancio che dall'inizio dell'anno conta 46 palestinesi uccisi dalle forze israeliane e nove israeliani e un ucraino morti in attacchi per mano palestinese.