Alla prima mozione di sfiducia mancavano solo nove voti favorevoli.
PARIGI - Due mozioni, due voti spartiacque. L'Assemblée Nationale francese si è espressa oggi, dopo essere stata bloccata lo scorso giovedì, sulla fiducia posta dal governo nella Riforma delle pensioni, cui si oppone l'83% degli attivi. In pericolo: tutti i ministri di Emmanuel Macron e quelle che lui stesso ha definito «170 ore di lavoro e dibattito». Nel suo intervento, la prima ministra Elisabeth Borne ha difeso il suo esecutivo e la decisione di ricorrere all'articolo 49.3 della Costituzione.
I risultati del voto - L'assemblea nazionale, però, sbarra la strada a entrambe le mozioni presentate l'una dal gruppo Lio e l'altra dal Rassemblement Nationale. Infatti, il primo documento ha riscosso 278 voti a favore su 287 necessari per l'approvazione. Il secondo 94. La Riforma delle pensioni è quindi considerata come adottata.
Già prima dell'annuncio del secondo risultato alcuni deputati, ai microfoni dei media, hanno dichiarato che «non è finita». Già per giovedì è prevista una nona giornata di sciopero nazionale. E stasera centinaia di persone si stanno dirigendo verso Palazzo Borbone.
I perché e i contro delle due censure - Il primo a portare i suoi argomenti, e sostenuto da applausi nella quasi totalità del suo discorso, Charles de Courson, deputato del Gruppo Libertés, indépendants, outre-mer et territoires, ha affermato, prima di andare al voto, che «nulla vi obbligava di fare uso del 49.3, ma sapevate che il Parlamento non avrebbe mai approvato la Riforma delle pensioni».
E ha aggiunto ancora: «Quei 17,7 miliardi che cerchiamo, li porteranno sulle spalle i lavoratori più modesti, quelli che lavorano da quando sono giovani e che hanno impieghi perlopiù precari, e le donne».
«Che faccia tosta, signora prima ministra». Così Laure Lavalette, deputata del Rassemblement Nationale, ha aperto il suo discorso rivolgendosi direttamente alla premier Élisabeth Borne. «Lo scorso giovedì, quando avete annunciato il vostro undicesimo 49.3, avete affermato "questo compromesso non è un progetto del governo, ma un testo del Parlamento"».
«Qualsiasi sia il risultato del voto di oggi, avrete comunque fallito». Ha quindi chiamato a prestare ascolto al presidente: «Fatti sotto, Macron». E agli elettori, facendo riferimento alle prossime presidenziali: «Tenete duro, 2027 non è più lontano».
È quindi intervenuta a difendere le azioni del governo Aurore Bergé di Renaissance, tra fischi e urla: «Queste mozioni di sfiducia mirano a fermare il nostro Paese, le nostre istituzioni, ma anche a bloccare le strade». «Mi vergogno di ciò che è diventata l'Assemblea Nazionale».
«Avete gettato il Paese in una crisi. Manca l'architetto di questo caos. Emmanuel Macron si nasconde da settimane. Emmanuel Macron mette in imbarazzo la Francia». Lo ha detto Mathilde Panot di France Insoumise.
«Emmanuel Macron ha fatto del popolo il suo nemico. Mai un presidente e i suoi ministri avevano minacciato a tal punto la pace civile». «Il 49.3 ha avuto l'effetto di un detonatore. Migliaia di persone si sono radunate. Sanno dov'è la violenza: nel fatto d'imporre altri due anni di lavoro».