Il presidente francese ha giustificato il passaggio forzato della riforma delle pensioni, spiegando che non aveva altra scelta
PARIGI - Questa riforma non la voleva neppure Macron. Il presidente francese si è lasciato intervistare in diretta tv davanti alla nazione, usando le domande poste dai giornalisti come trampolini di lancio non per parlare delle pensioni, ma di tutto quello che nei suoi anni di mandato il governo è riuscito a portare a termine. Al testo di legge che tanto sta facendo arrabbiare i manifestanti scesi nelle strade di tutta la Francia e di cui il 73% della popolazione (o l'83% degli attivi) non vuole sentir parlare, Macron ha relegato uno spazio esiguo.
L'intervista, andata in onda alle 13, aveva come obiettivo quello di sedare gli animi: da cinque giorni, in tutta la Francia, stanno avendo luogo manifestazioni non autorizzate all'interno delle quali si sono inseriti dei gruppi violenti che costruiscono barricate, lanciano pietre contro la polizia e danneggiano le proprietà pubbliche e private. E Macron, per parlare al popolo, ha deciso di tornare a far parte dello stesso - visto che era stato accusato di essersi «chiuso in un bunker» - affermando: «Non avrei voluto fare questa riforma».
«Avremmo potuto dire: abbassiamo le pensioni. Ma i nostri anziani non avrebbero avuto così nessun potere d'acquisto. Avremmo potuto alzare i contributi, ma facciamo già parte dei Paesi europei con le tasse più alte. Questa riforma è una necessità». E aggiunge: «Capisco e rispetto le manifestazioni. I sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale per domani, e va benissimo, fa parte della nostra Costituzione. E anzi, vorrei salutare gli sforzi dei gruppi sindacali per essere riusciti finora a svolgere i cortei in modo molto responsabile. Tuttavia non ci dobbiamo dimenticare che a margine ci sono stati dei blocchi e delle azioni violente e queste in particolare vanno condannare e non intendiamo tollerarle».
I giornalisti, Marie-Sophie Lacarrau di TF1 et Julian Bugier di France 2, hanno quindi chiesto al presidente che cosa intenda fare davvero, nel concreto, per sedare gli animi. Macron si è quindi lanciato in un discorso auto-celebrativo spiegando, tra le altre cose, che il tasso di disoccupazione è diminuito del 2%, che negli ultimi anni il salario minimo è stato aumentato e aggiungendo che «il fatto che delle persone siano in collera oggi, non vuol dire che la situazione non vada bene a tutti».
Nuovamente, i giornalisti gli hanno chiesto come ha intenzione di reagire alle proteste. A questo punto l'inquilino dell'Eliseo ha spiegato che «nelle prossime tre settimane» vuole lavorare su alcuni aspetti della riforma insieme a Parlamento, Senato e sindacati. Questi saranno: l'usura professionale, la riconversione verso i 55 anni e dei progetti di fine e di progressione di carriera.
Temi, questi, che sono parsi sconosciuti ai giornalisti, seppur il presidente abbia affermato facciano già parte del testo. Davanti a tanta sicurezza, a Macron è quindi stato chiesto se non avesse alcun rimorso. Dopo aver eluso la domanda per alcuni minuti e dopo che i giornalisti gli hanno chiesto di tornare al quesito ha risposto: «Il mio unico rimorso è non essere riuscito a convincere con questa riforma».