La giunta militare birmana ha sciolto ufficialmente l'NLD. E ora prepara nuove elezioni (che si annunciano come l'innesco per nuove violenze
NAYPYIDAW - Dopo aver incatenato la sua leader nell'ombra, la giunta militare che da oltre due anni governa il Myanmar ha sciolto ufficialmente anche il partito di Aung San Suu Kyi, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD). La notizia, rimbalzata in queste ore attraverso le agenzie internazionali, proviene dai media statali birmani.
La dissoluzione dell'NLD - che nel 2020 aveva trionfato alle elezioni, poi annullate in seguito al colpo di Stato del primo febbraio 2021 - è la conseguenza diretta della scadenza, fissata a oggi, per i partiti politici intenzionati a registrarsi ufficialmente sulla base di una nuova - e ben più restrittiva - legge elettorale istituita dalla giunta militare quale pietra angolare in vista delle nuove elezioni; che, possiamo già dirlo, non potranno dare alcun esito credibile.
Secondo un rapporto pubblicato proprio oggi dal Crisis Group - con un titolo più che mai eloquente: "La strada verso il nulla" - queste nuove elezioni, imposte, si annunciano infatti come l'innesco per un'ulteriore escalation delle violenze nel paese asiatico.
Il golpe, si legge nelle pagine del rapporto, «non era inteso come un mezzo per sovvertire l'ordine costituzionale, ma per rimuovere Aung San Suu Kyi e l'NLD dallo scenario politico», con l'obiettivo di favorire «la prospettiva della giunta militare per una condivisione del potere con un'amministrazione civile che fosse deferente» nei confronti delle «sue stesse prerogative». E queste elezioni sono quindi improntate a «raggiungere questo obiettivo» e non hanno alcun interesse a «veicolare la volontà della popolazione» birmana.