Le elezioni anticipate sono state convocate per il 23 luglio
MADRID - Questa mattina il premier spagnolo Pedro Sanchez si è dimesso e ha sciolto il Parlamento. È un fulmine a ciel sereno, che giunge dopo la sconfitta elettorale subita dal Partito socialista (Psoe) alle amministrative di domenica. «Ho appena avuto una riunione con sua maestà il re, nel corso del quale ho comunicato al capo dello Stato la decisione di convocare un Consiglio dei ministri oggi pomeriggio per sciogliere le Corti e convocare elezioni generali» ha dichiarato, presentandosi ai media al Palazzo della Moncloa, la residenza governativa. Sanchez ha convocato elezioni anticipate per il 23 luglio.
La batosta alle amministrative - Quella di domenica è stata una vera e propria batosta elettorale, giunta piuttosto inaspettata: in casa socialista si pensava di poter mantenere i livelli del 2019, se non addirittura di guadagnare qualcosa. Invece la coalizione di destra Partito popolare-Vox si è imposta in modo chiaro. Un dato dà meglio di altro il segno della sconfitta: il Psoe ha perso sei dei nove governi regionali (Aragona, Baleari, Comunità Valenciana, Estremadura, Canarie e La Rioja) e ben 15 capoluoghi di provincia su 22. «Anche se il voto di ieri era regionale e locale, il significato del risultato va oltre e, come primo ministro e segretario generale del Partito Socialista, lo assumo in prima persona» ha sottolineato Sanchez.
La parola agli spagnoli - «Credo sia necessario dare una risposta. Molti presidenti con una gestione impeccabile hanno smesso di esserlo» ha dichiarato Sanchez annunciando le dimissioni. «Tutto ciò consiglia un chiarimento sulle forze politiche che dovrebbero guidare questa fase. La cosa migliore è che gli spagnoli prendano la parola per definire la direzione politica del Paese».
La mossa rischiosa di Sanchez - «Abbiamo fatto il primo passo per aprire un nuovo ciclo politico in Spagna», ha dichiarato Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito popolare. La contromisura di Sanchez? Un ricorso anticipato alle urne che impedisce il logoramento dell'esecutivo, come analizzato da El Pais. «Sánchez, abituato a decisioni rischiose per tutta la sua carriera, ha optato per la più pericolosa di tutte, ma anche l'unica che nessuno si aspettava la notte delle elezioni». Il premier uscente rinuncia così alla vetrina data dal semestre spagnolo alla guida dell'Unione europea e, sempre secondo gli osservatori del quotidiano, «mette così gli elettori, soprattutto progressisti, nella condizione di dover decidere quasi subito se vogliono consolidare il risultato delle elezioni regionali e comunali o mobilitarsi per impedirlo».
Intanto c'è chi sta rispondendo "presente" alla chiamata di Sanchez: «Da Izquierda Unida difenderemo le conquiste sociali ottenute in tutti questi anni e ci mettiamo al lavoro per presentare una proposta Paese che ci permetta di fermare l'onda reazionaria», ha dichiarato il leader Alberto Garzón.