Secondo la Guyana, il desiderio venezuelano di rendere la regione sua, rappresenta una minaccia diretta all'integrità territoriale guyanese
GEORGETOWN - Il referendum consultivo realizzato domenica sull'Esequibo, regione ricca di risorse energetiche e minerarie attualmente amministrata dalla Guyana ma rivendicata dal Venezuela, ha fornito al presidente Nicolás Maduro nuovi argomenti per ravvivare pericolose tensioni con Georgetown.
Ieri, infatti, il capo dello Stato ha ribadito ancora una volta di non voler riconoscere l'azione della Corte internazionale di giustizia (Icj) dell'Aja che sta esaminando il contenzioso, e ha preso inoltre iniziative che, se materializzate, potrebbero portare le due Nazioni sull'orlo di un conflitto militare.
Ha ordinato infatti al Parlamento di approntare una legge che consideri l'Esequibo quale 24esimo Stato della Federazione venezuelana, e ha poi chiesto alle compagnie nazionali Pdvsa e Cvg di creare specifiche divisioni per assegnare licenze esplorative in tema di petrolio, gas e minerali nel territorio conteso.
Il leader chavista ha inoltre respinto come «interferenza negli affari interni venezuelani» le dichiarazioni del portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, secondo cui non è un referendum ma il dialogo lo strumento adeguato per risolvere le differenze esistenti.
Tutto questo ha spinto il presidente della Guyana, Irfaan Ali, a dichiarare che il proposito di trasformare l'Esequibo nel 24esimo Stato venezuelano rappresenta una minaccia diretta all'integrità territoriale guyanese.
Georgetown ha peraltro reso noto in un comunicato presidenziale che oggi «investirà della crisi il Consiglio di Sicurezza dell'Onu e continuerà a coinvolgere nella ricerca di una soluzione la Comunità dei Caraibi (Caricom), l'Osa, il Commonwealth e molti dei partner della Guyana, come Stati Uniti, Brasile, Regno Unito e Francia».