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ISRAELESi vota per le amministrative: un test per Netanyahu

26.02.24 - 18:58
È la prima chiamata alle urne dallo scoppio della guerra a Gaza
keystone-sda.ch (ABIR SULTAN)
Fonte Ats Ans
Si vota per le amministrative: un test per Netanyahu
È la prima chiamata alle urne dallo scoppio della guerra a Gaza

TEL AVIV - Milioni di israeliani si recano domani alle urne per le elezioni amministrative mentre da cinque mesi l'esercito è impegnato contro Hamas, decine di località ai confini con Gaza e col Libano si sono svuotate a causa dei combattimenti e nel Paese ci sono oltre 150 mila sfollati.

Per il premier Benjamin Netanyahu e per il suo governo si tratta di un test importante: è la prima tornata elettorale dall'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso in un Paese dove cresce la preoccupazione non solo per la sicurezza personale ma anche per la situazione economica, minata dal crescente costo della vita.

Il premier israeliano arriva a questo appuntamento in una fase di relativa debolezza, col suo partito Likud fotografato dall'ultimo sondaggio con soli 18 seggi sui 120 della Knesset, al secondo posto dopo il partito "Unione nazionale" di Benny Gantz, che ne ottiene 39. Ma gli analisti dell'Istituto israeliano della democrazia (Idi) fanno rilevare che se in passato i candidati alla carica di sindaco cercavano l'appoggio dei maggiori partiti nazionali, adesso è in atto un processo inverso, pure significativo.

Nelle amministrative del 2018 erano identificate con il Likud 101 liste locali, quest'anno solo 74. Da un sondaggio dell'Idi è emerso anche che l' identificazione di una lista locale col Likud "scoraggerebbe oggi il 30 per cento degli elettori".

La situazione è migliore fra i centristi di Yesh Atid (il partito guidato dall'ex premier Yair Lapid), mentre fra i laburisti - il partito storico di Yitzhak Rabin e Shimon Peres - il collasso è totale. Nel 2018 sostenevano 52 liste locali, mentre adesso sono scesi a 17.

Molti analisti guardano intanto con interesse al nuovo arrivato di queste elezioni: il dinamico partito di estrema destra "Potere ebraico" del ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir che raccoglie notevoli consensi nelle periferie e nelle cosiddette "cittadine di sviluppo" (che un tempo erano monoliticamente filo-Likud). "Potere ebraico" va adesso all'arrembaggio in 43 località. A Tel Aviv (roccaforte della sinistra laica) ha stretto una alleanza elettorale col Likud, mentre a Gerusalemme sostiene il vice-sindaco nazionalista Arieh King.

L'analisi politica dei risultati del voto (che giungerà solo fra diversi giorni, dopo lo spoglio delle schede dei riservisti impegnati a Gaza) si prevede dunque molto complessa e probabilmente aperta a diversi scenari. Su almeno un punto, avverte l'Idi, sembra tuttavia emergere un dato significativo. Alla luce delle esperienze maturate nei mesi di guerra la maggior parte degli israeliani danno voti lusinghieri ai loro dirigenti locali, mentre esprimono grande insoddisfazione per il comportamento dei ministeri. Desiderano inoltre un trasferimento significativo di poteri dal governo alle amministrazioni locali. La 'pagella' del governo Netanyahu, secondo questo sondaggio, appare dunque negativa e difficilmente il premier potrà ignorarlo.

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