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ISRAELE / HAMASSe l'ombra del mandato d'arresto fa bene a Netanyahu

21.05.24 - 17:00
La richiesta della Corte penale internazionale - che pone Israele e Hamas sullo stesso piano - sta ricompattando governo e opposizione
AFP
Fonte red
Se l'ombra del mandato d'arresto fa bene a Netanyahu
La richiesta della Corte penale internazionale - che pone Israele e Hamas sullo stesso piano - sta ricompattando governo e opposizione

L'AJA / TEL AVIV - Sotto pressione - tanto in patria quanto fuori dai confini nazionali - per settimane, per non dire mesi, a causa della gestione della guerra nella Striscia di Gaza, il premier israeliano Benjamin Netanyahu potrebbe ora capitalizzare in positivo quello "schiaffo" recapitato per direttissima ieri dall'Aja, sotto forma di richiesta di un mandato d'arresto per crimini di guerra.

Riavvolgiamo per un istante il nastro. Il procuratore della Corte penale internazionale ha chiesto ieri che vengano emessi mandati d'arresto per il Primo ministro israeliano, per il ministro della Difesa Yoav Gallant e per quattro leader di Hamas. Tutti per «crimini di guerra e crimini contro l'umanità», rispettivamente per quanto avvenuto nei territori palestinesi a partire dall'8 ottobre 2023 e per gli attacchi perpetrati nel sud di Israele del giorno precedente. Un gesto, quello del procuratore Karim Khan, criticato da un'ampia fetta della comunità internazionale - a partire dagli Stati Uniti - per il fatto di aver "istituito" una sorta di equivalenza a livello globale tra il governo eletto di Israele e Hamas, ossia un'organizzazione largamente considerata terroristica dall'Occidente.

Eppure, come detto, tutto questo potrebbe portare, nell'immediato, un vantaggio a Netanyahu che, come si legge in un'analisi pubblicata dal quotidiano israeliano Haaretz, «tenterà ora di utilizzare la richiesta del procuratore della CPI per presentarsi come un martire che si sacrifica per Israele. E questo potrebbe funzionare per un po', magari vedremo anche i numeri dei suoi sondaggi crescere». Lo Yedioth Akronoth, altro importante quotidiano dello stato ebraico, in passato spesso poco tenero con Netanyahu, ha urlato contro "l'ipocrisia dell'Aja" oggi in prima pagina, facendo quadrato attorno al Paese.

Anche il New York Times scrive oggi dell'iniezione di sostegno che la richiesta in seno alla CPI ha portato al premier israeliano. «Per ora, sta rinforzando Netanyahu» - ha spiegato Ben Caspit, commentatore politico israeliano, interpellato dal foglio statunitense - che «sta al meglio quando si trova nel ruolo della vittima perseguitata». In altre parole, la Corte dell'Aja, almeno per il momento, sembra riuscita a fare quello che neanche Hamas era stata in grado di compiere in questi mesi di guerra: ricompattare governo e opposizione in Israele.

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