La condanna avrà qualche effetto sulla corsa alla Casa Bianca? Proviamo a rispondere a qualche quesito
NEW YORK - Dopo una camera di consiglio durata 9 ore e mezza una giuria di New York ha giudicato Donald Trump colpevole di tutti i 34 capi di accusa. L'ex presidente degli Stati Uniti conoscerà l'ammontare della pena il prossimo 11 luglio, quattro giorni prima della Convention nazionale repubblicana. Trump rischia da una multa a quattro anni di reclusione per ogni imputazione.
Cosa succederà ora a quello che rimane uno dei personaggi pubblici più in vista del mondo, ex capo di Stato e aspirante a ricoprire di nuovo la carica da qui a qualche mese? I media statunitensi hanno interpellato vari esperti, che hanno provato a rispondere alle domande più ricorrenti dopo la condanna di giovedì.
Trump rischia di finire in carcere?
Appare decisamente improbabile che possa finire dietro le sbarre. A suo favore ci sono alcuni fattori: l'età (77 anni), l'assenza di precedenti penali e altre ragione. Il New York Times ha analizzato migliaia di condanne per la stessa tipologia di reato commessa da Trump, la falsificazione di documenti aziendali. Ebbene, solo pochissimi dei colpevoli sono effettivamente stati carcerati e le pene sono state generalmente sanzioni pecuniarie e libertà vigilata. Ma un esperto citato da NBC News ritiene che sia «sostanzialmente» probabile che il tycoon possa finire in prigione. «Sarei molto sorpreso se ci fosse una sentenza di carcerazione» ha replicato l'ex procuratore federale Chuck Rosemberg, sempre allo stesso media. «Certo, ha passato un bel po' di tempo a insultare il giudice che ha l'autorità di incarcerarlo», ha aggiunto, ricordando come il giudice Jean Merchan avesse minacciato Trump di mandarlo dietro le sbarre per aver violato l'ordine del silenzio. Non solo: «Se diventa presidente degli Stati Uniti, non può essere incarcerato in una prigione statale», ha dichiarato a NBC News l'avvocato Ron Kuby. Sconterebbe la condanna «quando lascerà l'incarico».
A quanto ammonterà la pena?
Come detto, la condanna verrà comunicata l'11 luglio. Il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg non ha risposto alle domande su quale sarà la richiesta e si è limitato a dire che il suo ufficio analizzerà le carte nelle prossime settimane. Si presume che il giudice Merchan studierà i casi precedenti per stabilire l'ammontare della pena mediana, e agirà di conseguenza valutando i fattori ai quali si è già accennato, ovvero l'incensuratezza, l'età e così via. Ad ogni modo, il ricorso che Trump presenterà dovrebbe garantirgli di restare a piede libero e non dovrebbe compromettere la partecipazione alla Convention repubblicana che sancirà (salvo clamorose sorprese) la sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti.
Cosa succederà dopo?
Trump presenterà ricorso contro il verdetto e lo farà al Tribunale d'appello statale, che quasi certamente non si pronuncerà prima delle elezioni presidenziali di novembre. In caso di sconfitta si rivolgerà alla Corte d'appello, la più alta istanza statale. Il passo finale sarebbe la richiesta di esaminare il caso da presentare alla Corte Suprema degli Stati Uniti. L'intero iter richiederebbe sicuramente degli anni.
Può candidarsi ugualmente alla presidenza?
Sì. La Costituzione indica tre semplici criteri per correre per la presidenza: essere nato negli Stati Uniti, avere almeno 35 anni e vivere nel paese per 14 anni. Nessuna parte della Costituzione dice che le persone che sono state condannate non possono candidarsi alla presidenza. C'è il precedente di Eugene Debs, che fece campagna elettorale negli anni Venti del Novecento da un prigione federale di Atlanta, nella quale era recluso dopo una condanna a dieci anni per aver incoraggiato i giovani a opporsi alla leva obbligatoria durante la Prima guerra mondiale. L'unico impedimento previsto dalla Costituzione è in caso di condanna per insurrezione, ai sensi di una clausola del 14esimo Emendamento. Ma è un capo d'accusa per il quale Trump non è stato giudicato colpevole.
I Repubblicani saranno sempre dalla sua parte?
Nulla lascia intendere che il Partito Repubblicano non si schieri al fianco di Trump. Solo un numero limitato di elettori ha fatto intendere che potrebbe non votarlo a novembre in caso di condanna. Il grosso dell'elettorato repubblicano non vede invece grossi problemi e, spesso, concorda con quanto affermato ripetutamente dall'ex presidente nel corso del processo: l'intero caso è stato montato a scopi politici e lui non è altro che una vittima di un sistema che lo vuole eliminare dalla corsa alla Casa Bianca.