La crisi francese, dopo quella tedesca, scuote e minaccia la stabilità dell'UE. Cosa farà ora il presidente Emmanuel Macron?
PARIGI - L'immagine più adeguata è probabilmente quella di un gigante con le gambe impantanate in una palude. Un gigante che traballa tentando di non rovinare al suolo. È così che appare l'Europa in questo momento. La crisi politica (e industriale) in Germania di questi ultimi mesi. Quella dai tratti ormai permanenti in Francia, culminata ieri sera nella sfiducia fragorosa - quei 331 voti parlano chiarissimo - pronunciata contro il governo Barnier, affondato dall'Assemblea nazionale dopo solamente tre mesi. Un terremoto, quello andato in scena nella seconda economia dell'euro, che scuote l'intero continente.
Cosa farà Macron?
Questa sera il presidente francese Emmanuel Macron parlerà alla popolazione transalpina. «Il problema», riecheggiava ieri tra le mura del Palazzo Borbone, è lui. E così, sondaggi alla mano, sembra pensarla anche una buona fetta della cittadinanza che lo vorrebbe dimissionario al più presto. Lui, di certo, non ha intenzione di percorrere quella via e farsi da parte. E quindi? Può percorrere la strada più breve e nominare immediatamente un nuovo premier - una soluzione "lampo" per potersi presentare alla riapertura di Notre-Dame con un governo in carica - o concedersi qualche giorno per consentire alle forze politiche di trovare un'intesa. Un «patto di non sfiducia», citando le parole dell'ex premier Gabriel Attal, che escluderebbe ovviamente i partiti di Marine Le Pen e di Jean-Luc Mélenchon.
La crisi francese, lo abbiamo detto, non è però un problema solo francese. È la seconda economia dell'Eurozona, zavorrata dalle finanze in rosso e senza una legge di bilancio per il 2025 (quella che Michel Barnier ha tentato di far approvare, bypassando con l'articolo 49.3 della Costituzione il voto parlamentare). E il problema di fondo, sotto gli occhi di analisti, investitori e, più in generale, dei mercati, è la tenuta del debito pubblico francese in assenza di un sostegno traversale tra le varie forze dell'arco parlamentare. E senza quest'ultimo è impossibile emettere nuovo debito. E in queste ore c'è chi si chiede se un'altra crisi dell'euro possa essere dietro l'angolo.
Tra gli investitori non manca chi vede tra le onde della crisi francese le avvisaglie di un'instabilità che ricorda quella attraversata da Grecia e Portogallo una decina d'anni fa. E con prospettive ed eventuali conseguenze ben peggiori. Perché la Francia è ben altra cosa sia rispetto alla Grecia che al Portogallo. E una spirale negativa sulla sua economia potrebbe, di riflesso, contagiare e compromettere la capacità dell'Unione Europa, già scricchiolante di suo, di rispondere alle complesse sfide con cui è confrontata.