Nell'accordo con il Dipartimento di Giustizia la società ammette che i suoi dipendenti hanno ingannato le autorità
NEW YORK - Boeing cerca di voltare pagina e lasciarsi alle spalle i due anni neri del 737 Max. Il colosso dell'aviazione patteggia negli Stati Uniti e paga 2,5 miliardi di dollari per risolvere l'indagine penale del Dipartimento di Giustizia.
Nell'ambito dell'accordo Boeing ammette che i suoi dipendenti hanno ingannato le autorità sui problemi di sicurezza del velivolo, al centro di due incidenti che hanno causato la morte di 346 persone.
Il patteggiamento include una multa da 244 milioni oltre a 2,3 miliardi di dollari per le compagnie aeree e le famiglie delle vittime degli incidenti della Lion Air e dell'Ethiopian Airlines. L'intesa obbliga anche Boeing a collaborare con tutte le indagini in corso sul 737 Max, anche quelle fuori dagli Stati Uniti, e le consente di evitare di essere perseguita per tentativo di frode agli Stati Uniti se eviterà problemi legali per un periodo di tre anni.
Per Boeing quest'ultima è una conquista importante perché le permette di continuare a correre per contratti federali.
I documenti relativi all'intesa chiariscono il ruolo di due ora ex dipendenti Boeing. Si tratta di due ex piloti che erano il punto di contatto fra la società e la Federal Administration Aviation, e sui quali ricadrebbe la responsabilità di aver ingannato le autorità sulla sicurezza del velivolo. I due avrebbero infatti fornito informazioni «incomplete e inaccurate» sul sistema di controllo di volo, ritenuto responsabile dei due incidenti mortali.
L'accordo «ci ricorda l'importanza del nostro obbligo di trasparenza con le autorità, e le conseguenze a cui la nostra società è esposta se chiunque di noi è al di sotto delle aspettative», afferma David Calhoun, l'amministratore delegato di Boeing. Il 737 Max è rimasto a terra dal marzo del 2019 al novembre 2020 e solo nelle ultime settimane è tornato a volare negli Stati Uniti.