Il colosso della moda si era rifiutato di acquistare il cotone dei campi di lavoro, la ritorsione di Pechino
PECHINO - Almeno sei negozi minori di H&M (Hennes & Mauritz), il colosso svedese dell'abbigliamento, sono stati chiusi in alcune parti della Cina a causa del rifiuto della compagnia di acquistare il cotone, per le accuse di lavoro forzato, dalla controversa regione dello Xinjiang.
Nelle città di Urumqi, Yinchuan, Changchun e Lianyunang i negozi sono stati chiusi dai proprietari dei locali, secondo gli operatori dei centri commerciali contattati da Bloomberg.
L'iniziativa cade nel mezzo della crescente protesta e del boicottaggio sui social media cinesi contro la dichiarazione dello scorso anno con cui H&M esprimeva preoccupazione per le segnalazioni di lavori forzati nella regione con del nordovest, dicendo di essere «profondamente preoccupato per i rapporti delle organizzazioni della società civile e dei media che includono accuse di lavoro forzato e discriminazione delle minoranze religiose», tra cui quelle musulmane, a partire dagli uiguri.
Alcuni degli operatori dei centri commerciali hanno affermato che la decisione di chiudere le serrande era stata presa dai proprietari a causa della mancanza di rispetto mostrata da H&M nei confronti della Cina.
L'escalation arriva mentre Usa, Gran Bretagna, Ue e Canada hanno denunciato gli abusi dei diritti umani di uiguri e delle altre minoranze musulmane nello Xinjiang, alimentando le tensioni Cina e Occidente.
Anche i marchi di altre compagnie statunitensi ed europee, tra cui Nike e Zara, sono finiti sotto pressione sempre per lo Xinjiang. Ieri gli Stati Uniti hanno accusato la Cina di campagna statale sui social media e di boicottaggio contro le aziende che rifiutano di usare il cotone della regione. La Cina è uno dei cinque mercati più grandi per H&M in termini di ricavi con il 5,2% delle vendite totali del gruppo nel 2020.