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FRANCIAVestiti fatti dagli uiguri in vendita da Zara, Bershka & co? La Francia indaga

01.07.21 - 19:30
Aperto un procedimento penale che è una prima assoluta, l'accusa è di «occultamento di crimini contro l'umanità»
Keystone
Fonte Ats ans
Vestiti fatti dagli uiguri in vendita da Zara, Bershka & co? La Francia indaga
Aperto un procedimento penale che è una prima assoluta, l'accusa è di «occultamento di crimini contro l'umanità»

PARIGI - La Francia ha aperto un'inchiesta per «occultamento di crimini contro l'umanità» nei confronti di quattro colossi dell'abbigliamento accusati di sfruttare il lavoro degli uiguri, la minoranza musulmana che vive nel nordovest della Cina.

Uniqlo France, del gruppo giapponese Fast Retailing, ma anche la spagnola Inditex (proprietaria dei marchi Zara, Bershka, Massimo Dutti), SMCP (tra cui Sandro, Maje, de Fursac) e il produttore di scarpe sportive Skechers sono tra i marchi oggetto dell'indagine aperta a fine giugno, dopo la denuncia dall'associazione anticorruzione Sherpa, insieme al collettivo Ethique sur l'etiquette, l'Istituto Uiguro d'Europa (Iode).

«È una prima assoluta, questa inchiesta rappresenterà necessariamente un rischio giudiziario e una responsabilizzazione supplementare per tutti coloro che, in tutta impunità, pensano di poter importare in Francia, per arricchirsi, risorse e prodotti al prezzo di lacrime e sangue», sottolinea il legale dell'accusa, William Bourdon, intervistato dalla France Presse.

La denuncia si appoggia, tra l'altro, sul rapporto pubblicato nel marzo 2020 dall'Ong australiana Aspi (Australian Strategic Policy Institute). Le associazioni accusano i marchi di commercializzare prodotti fabbricati in parte o nella loro interezza nelle fabbriche in cui la minoranza musulmana viene sottoposta a lavoro forzato.

La situazione degli Uiguri è motivo di un confronto sempre più aspro tra Occidente e Cina. Diversi Paesi, tra cui gli Usa, evocano un "genocidio" mentre numerose Ong accusano Pechino di aver internato dal 2017 oltre un milione di uiguri in centri di rieducazione.

La Cina smentisce assicurando che si tratta di "centri di formazione professionale" per allontanarli dalla radicalizzazione islamica. Diverse multinazionali come la stessa Uniqlo, H&M, Nike e Adidas si sono impegnate lo scorso anno a boicottare il cotone dello Xinjiang e sono a loro volta oggetto di appelli al boicottaggio da parte di Pechino.

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