Per la produzione è necessaria molta energia. La sostenibilità dipende allora dalla provenienza dell'elettricità
KARLSRUHE - Sono oltre cinquanta le start-up in tutto il mondo che sono in corsa per la produzione commerciale di carne sintetica. Insomma, carne che non esce dal macello... bensì da una provetta. Si tratta della coltivazione di cellule per la creazione di una bistecca. L'obiettivo? Salvare l'ambiente.
Ma davvero la carne completamente sintetica fa bene all'ambiente? È un aspetto, questo, che viene messo in discussione da uno studio pubblicato oggi dalla Nzz am Sonntag. In effetti, con le polpette “in vitro” si riducono del 75% le emissioni di gas serra. Questo nel confronto con la flatulenza dei bovini al pascolo. Ma il bilancio ambientale è meno positivo nel paragone con il maiale: in questo caso per la carne sintetica viene prodotto il doppio delle emissioni.
Si parla poi anche dell'aspetto energetico: per la coltivazione delle cellule sono necessari una temperatura costante di 37 gradi e un ambiente sterile. Secondo lo studio, anche considerando questo aspetto il bilancio ambientale della carne sintetica è peggiore.
Lo conferma Silvia Woll del Karlsruhe Institute of Technology: la produzione della carne “in vitro” richiede molta più energia rispetto all'allevamento convenzionale. Pertanto la sostenibilità dipende dalla provenienza dell'elettricità impiegata. Secondo valutazioni della società di consulenza CE Delft, è necessario che almeno il 30% della corrente sia rinnovabile.