Sono bastate poche ore di polemica perché l'azienda facesse dietrofront dopo un bando delle materie prime dallo Xinjang
PECHINO - Niente materie prime provenienti dalla regione dello Xinjang, nota per i campi di lavoro dove la minoranza etnica e religiosa degli uiguri viene sfruttata, con questa decisione il colosso americano Intel si è attirato le ire dell'opinione pubblica cinese.
La motivazione risiederebbe in una serie di le linee guida etiche imposte «da diversi governi internazionali», conferma il Guardian che cita la stessa Intel.
Un'argomentazione che però non ha convinto in diversi nella Repubblica Popolare hanno parlato di ipocrisia, anche considerando che - al momento - dalla Cina deriverebbero una sostanziosa fetta dei ricavi (il 26%, scrive il Global Times, che è un giornale vicino al Partito comunista).
Per questo motivo, sospinto dai media tradizionali, anche i social hanno iniziato a lanciare una campagna per boicottare a largo spettro i prodotti di Intel. Anche un noto cantante, Kerry Wang, che di Intel è testimonial ha deciso di rinunciare affermando che «gli interessi nazionali vengono prima di tutto».
Tanto è bastato perché l'azienda americana si scusasse pubblicamente - come riporta oggi Reuters - facendo dietrofront.
Questa di Intel non è la prima (e nemmeno l'ultima) diatriba legata a grandi aziende occidentali saltata fuori in seno alla delicatissima questione dello Xinjang e dello sfruttamento degli uiguri. Nelle controversie ci sono finite anche diversi marchi celebri (Zara ma anche Aldi, Lidl, Hugo Boss e C&A) criticati in Occidente per aver usufruito delle fabbriche cinesi.
Se da una parte l'emergenza umanitaria è indubbia, dall'altra è anche vero che la questione uiguri e Xinjang viene utilizzata in maniera attiva da parte di alcuni Paesi in particolare (come gli Stati Uniti e il Regno Unito) per mettere sotto pressione Pechino, con bandi e sanzioni.
Un pressing che, in questo caso, è stato utilizzato come boomerang per danneggiare un'azienda americana leader mondiale (Intel) in un momento storico in cui i chip sono merce rara e particolarmente ricercati.