L'incendio in una raffineria in Texas, lavori di manutenzione a Nord Stream e scioperi in Norvegia minacciano il mercato
BRUXELLES - Calzettoni, felpe e guanti per i più freddolosi potrebbero essere più che necessari quest'inverno, in casa. Una tempesta perfetta ha portato il gas a un prezzo record in tutto il mondo e l'Europa è al centro della bufera. Ecco i motivi principali degli aumenti e perché una raffineria in Texas gioca un ruolo chiave.
Il prezzo del gas naturale in Europa è ai suoi massimi degli ultimi quattro mesi. Il Title Transfer Facility, che è un punto virtuale di scambio in Olanda, trattava martedì mattina il prezzo del gas con un aumento di più del 9% a un prezzo di 161,78 euro al megawattora. A titolo di esempio, nel mese di marzo, appena dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, si parlava di 18 euro al megawattora.
In soli quattro mesi la salita del prezzo del gas si è trasformata in un pendio più che frastagliato, ma l'invasione russa in Ucraina non è l'unico elemento da tenere in considerazione quando a cena con amici si finisce a parlare di bollette e di «dove andremo a finire?». Gli elementi sono infatti diversi e in alcuni casi, ben più lontani del gasdotto Nord Stream. L'Unione europea, con la chiusura di diversi rubinetti da parte della Russia, ha cercato negli ultimi mesi alcune soluzioni in grado di mantenere al caldo la popolazione il prossimo inverno, tuttavia la ricerca si sta trasformando in un boomerang.
Se da un lato l'Europa si sta affidando a fornitori come il Qatar, dall'altro le esportazioni di gas dagli Stati Uniti al Vecchio Continente non sono mai state così alte - circa il 45% del totale. E qui iniziano le grane. Lo scorso 10 giugno in un terminal di gas naturale in Texas si è verificata un'esplosione. A causa dei danni provocati dall'incendio, la raffineria Freeport LNG si è ritrovata costretta a una chiusura di tre settimane. Questa particolare struttura fa capo al 15% delle esportazioni di gas degli Stati Uniti: stiamo parlando di circa 56 milioni di metri cubi al giorno.
L'Unione europea sta anche cercando di appoggiarsi di più ai Paesi scandinavi, ma ecco che uno sciopero in Norvegia potrebbe peggiorare la situazione nei prossimi giorni. A partire da questo martedì sono infatti state annunciate proteste in tre giacimenti, ma potrebbero presto diventare sei. Come riportato da Milano Finanza, lo stop potrebbe comportare fino a una diminuzione del 13% delle esportazioni verso l'Europa.
Un'ultima stangata potrebbe arrivare nei prossimi mesi. La prossima settimana il gasdotto Nord Stream chiuderà completamente per lavori di manutenzione annuali. A detta della Germania, scrive il portale Bloomberg, c'è la possibilità che le forniture non riprendano alla fine dei lavori. E non è escluso inoltre che la crisi si fermi al portafoglio. Sempre più disordini sociali e sindacali potrebbero inasprire il rapporto tra popolazioni e governi.