«I fondamentali puntano al ritorno di una forte crescita» assicura Mark Zuckerberg, ma il titolo crolla in Borsa
NEW YORK - I conti di Meta confermano la crescente pressione su Big Tech. Dopo i risultati deludenti di Microsoft e Google - affondata a Wall Street del 9,1%, in quello che è stato il calo maggiore dal marzo del 2020 -, la società di Mark Zuckerberg alza il velo su una trimestrale che mostra utili dimezzati e ricavi in calo. Una doccia fredda che fa crollare il titolo Meta nelle contrattazioni after-hours, quando arriva a perdere fino al 12%.
«La nostra comunità continua a crescere», afferma Zuckerberg. «Anche se nel breve termine ci troviamo davanti a sfide sui ricavi, i fondamentali puntano al ritorno di una forte crescita. Ci avviciniamo al 2023 concentrati sull'efficienza che ci aiuterà a navigare l'attuale contesto ed emergere come una società ancora più forte», mette in evidenza Zuckerberg. Il terzo trimestre si è chiuso con 1,98 miliardi di utenti giornalieri attivi, in aumento del 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli utenti mensili attivi sono invece saliti del 2% a 2,96 miliardi. «I ricavi sono stati 27,71 miliardi, con un calo del 4% sullo stesso periodo dell'anno scorso. Se i tassi di cambio fossero rimasti costanti nel terzo trimestre i ricavi sarebbero stati 1,79 miliardi più alti», precisa Meta.
La delusione sui conti del colosso di Zuckerberg si va ad aggiungere a quella di Microsoft e Google. Alphabet ha chiuso il periodo luglio-settembre con ricavi per 69,1 miliardi di dollari, in aumento del 6,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso ma sotto le attese degli analisti. Per il colosso si tratta della crescita più bassa dal secondo trimestre del 2020, quando i timori per il Covid aveva frenato le vendite pubblicitarie. L'utile è calato del 26,5% a 13,9 miliardi. Frenata anche per Microsoft che, comunque, chiude il trimestre sopra le attese degli analisti. I ricavi sono saliti dell'11% a 50,1 miliardi, oltre i 49,66 miliardi previsti dal mercato. L'utile netto è calato del 14% a 17,6 miliardi, sopra i 17,36 miliardi su cui scommettevano gli analisti.