L'Irlanda potrebbe diventare il primo Paese Ue a scrivere sulle bottiglie le avvertenze sanitarie come avviene per il tabacco, il no da Roma
BRUXELLES - È tsunami in Europa sulle avvertenze sanitarie sull'etichetta di vino, birra e liquori. Con il silenzio assenso di Bruxelles, l'Irlanda potrebbe diventare il primo Paese Ue ad apporre sulle bottiglie delle bevande alcoliche scritte come «il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati».
Equiparando di fatto il vino alle sigarette. Un precedente che potrebbe spronare altri Paesi a percorrere la stessa via, soprattutto in quel Nord Europa segnato da un pesante consumo di alcol.
La risposta di Coldiretti - Ma i produttori italiani alzano subito le barricate a difesa del patrimonio della tradizione eno-gastronomica nazionale: si tratta, tuona Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza degli agricoltori, di un «attacco diretto all'Italia, principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all'estero».
La battaglia istituzionale - La partita dell'etichettatura sugli alcolici si gioca da diversi anni e su diversi tavoli. A partire dal quartier generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) a Ginevra, che da tempo raccomanda l'adozione di etichette sanitarie. E a Bruxelles la battaglia si è riaccesa dopo che - nel suo piano contro il cancro del 2021 - la Commissione europea aveva annunciato proposte per ridurre il "consumo dannoso" di alcol, tra cui proprio le avvertenze per la salute sulle bottiglie.
Un anno più tardi l'iniziativa è atterrata a Strasburgo, dove l'Europarlamento dopo un dibattito lacerante ha frenato sul tema, dicendo sì a maggiori informazioni in etichetta per gli alcolici, senza però ritenere necessarie quelle sanitarie. Il tutto, ricorda l'eurodeputato dem Paolo De Castro, membro della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, per informare "di più e meglio" i consumatori bloccando però i "tentativi di criminalizzazione" dell'alcol.
Cosa accade in Irlanda - Crocevia del confronto è però Dublino, che aveva già ottenuto il via libera Ue - prima nel 2016 e poi nel 2018 - per misure sempre più stringenti (fiscali e di prezzo) tese a ridurre i consumi di alcol. Ora il terzo atto per contrastare quella che per le autorità irlandesi è «un'emergenza sanitaria nazionale» riguarda l'etichettatura, materia delicatissima per il mercato interno.
A giugno l'Eire ha notificato all'Ue un progetto di legge per apporre sulle bottiglie avvertimenti sui rischi sanitari del consumo di alcol e sul suo legame diretto con i tumori mortali. Roma, Parigi e Madrid, insieme ad altre sei capitali, hanno provato ad opporsi mettendo nero su bianco la protesta con un parere inviato a Bruxelles che evidenziava come l'eccezione irlandese discrimini i produttori degli altri Paesi Ue, costretti alla doppia etichetta.
E le critiche non finiscono qui: sono diverse le voci, anche del settore privato, che non comprendono il via libera alla norma irlandese quando era stato lo stesso esecutivo Ue ad annunciare l'intenzione di procedere a stretto giro con nuove regole a livello comunitario. Circostanza che potrebbe ora scoraggiare la stessa Irlanda dal prendere iniziative a breve termine. Oppure incoraggiare altri Paesi a seguirne l'esempio.
La reazione italiana - Nell'immediato però la collera è esplosa a Roma. «Il silenzio assenso di Bruxelles relativo alle avvertenze sanitarie in etichetta per gli alcolici rappresenta una pericolosa fuga in avanti da parte di un Paese membro», commenta il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi.
Anche Federvini chiede lo stop al 'mutismo' dell'esecutivo Ue e fa appello al Governo "per studiare ogni azione possibile per osteggiare una norma che contrasta con il buon senso e la realtà». Per Cia-Agricoltori Italiani, lo scenario «è sconcertante" e "compromette il lavoro fatto fino ad ora a livello comunitario con il Cancer Plan». Di «deriva proibizionistica» parla poi il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
La sintesi per un compromesso equo è offerta dal dem De Castro, secondo il quale la via da seguire è quella già indicata dal Parlamento europeo: sistemi di etichettatura «più trasparenti» per un «consumo moderato e responsabile» e un 'no' categorico a equiparare il vino alle sigarette. Ma con il sì di Bruxelles ormai in tasca, l'Irlanda attende solo la decisione dell'Organizzazione mondiale del commercio.