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Male Tokyo e Hong Kong, leggermente meglio in Cina.
TOKYO - L'operazione che ha portato all'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS è stata fatta in fretta e furia nel fine settimana per approfittare della chiusura delle Borse e tranquillizzare i mercati, che hanno già dovuto sostenere una settimana difficile culminata nel "mercoledì nero". Ma i primi segnali, quelli che giungono da Oriente, non sono positivi.
La Borsa di Tokyo ha chiuso le contrattazioni in netto calo: l’indice di riferimento Nikkei ha registrato una flessione dell’1,42%. Decisamente in territorio negativo anche Hong Kong (-2,8%), leggermente meglio quelle cinesi e in perdita pure Seul, Sydney e i listini indiani e del sud-est asiatico. Quello che emerge è un perdurante timore di un "contagio" sul settore bancario globale, nonostante quanto successo domenica in Svizzera. E a proposito di Credit Suisse, l'Autorità monetaria di Hong Kong ha rassicurato: l'esposizione delle banche dell'ex colonia britannica è «insignificante» e gli asset totali sono stimati in 12,7 miliardi di dollari (11,75 miliardi di franchi svizzeri).
L'attenzione si sposta ora sulle piazze europee, per capire come gli investitori abbiano "digerito" il piatto allestito ieri da Confederazione, BNS, Finma e le banche interessate. E la settimana che debutta oggi è ricca di variabili: bisognerà valutare l'andamento delle banche regionali statunitensi dopo la massiccia iniezione da parte della Fed. C'è poi l'atteso aumento dei tassi d'interesse da parte della banca centrale statunitense, previsto per mercoledì 22 marzo e che sarà probabilmente di 25 punti (e non 50, come era lecito attendersi solo qualche giorno fa).
