Gli aiuti per 30 miliardi di dollari concessi dai maggiori istituti americani non sono riusciti a rassicurare e la banca ha perso il 30%
NEW YORK - Nuovo tonfo di First Republic a Wall Street. La banca perde oltre il 30% e crolla a nuovi minimi storici con il suo futuro che appare sempre più in bilico.
Gli aiuti per 30 miliardi di dollari concessi dai maggiori istituti americani non sono riusciti a rassicurare, così come non ci sono riuscite le nozze fra Credit Suisse e UBS. E di fronte a una situazione che rischia di precipitare, con possibili onde d'urto su tutto il sistema, è allo studio un nuovo piano di salvataggio per rafforzare il capitale della banca.
A lavorare all'iniziativa è l'amministratore delegato di JPMorgan Jamie Dimon che, come nel 2008, si impone sulla scena da protagonista. Durante la crisi finanziaria Dimon si era guadagnato il soprannome di 'maghetto di Wall Street' e molti sperano che possa ora compiere una magia per First Republic. Il suo primo tentativo non è andato a buon fine: l'aver messo insieme le 11 maggiori banche americane per assicurare alla banca 30 miliardi di depositi non ha spazzato via i dubbi sulla sostenibilità di First Republic.
Ora insieme agli altri amministratori dei colossi americani, Dimon studia la possibilità di convertire in capitale tutti o parte dei 30 miliardi di dollari accordati. Le trattative sono in corso e - secondo indiscrezioni - includono anche le autorità americane, impegnate nel fine settimana nel salvataggio di Credit Suisse che sembra aver fatto loro dimenticare, secondo i critici, i problemi in casa.
A pesare su First Republic è la fuga dei depositi ma anche i downgrade decisi da S&P, due in una settimana con i quali ormai il suo rating è 'B+'. I 30 miliardi di depositi "potrebbero allentare le pressioni sulla liquidità nel breve termine ma - ha spiegato l'agenzia - potrebbero non risolvere le sfide sostanziali di finanziamento e redditività che la banca riteniamo stia affrontando".