L'obiettivo di Bruxelles è quello di guardare concretamente ai Paesi balcanici, «entro il 2030». Cosa sgradita a Putin.
BRUXELLES - Secondo stime interne del bilancio comune dell'Unione europea, l'adesione dell'Ucraina all'Ue darebbe a Kiev diritto a circa 186 miliardi di euro in sette anni, trasformando per la prima volta «molti» degli Stati membri attuali in contribuenti netti.
Lo scrive il Financial Times online, riferendo di un modello interno emerso da Bruxelles sulla potenziale adesione di nove nuovi Stati membri.
Lo studio dei funzionari Ue, di cui dà notizia l'Ft, ha utilizzato le regole esistenti per il bilancio dell'Unione per il periodo 2021-27 applicandoli a un'unione allargata che comprenda Ucraina, Moldavia, Georgia e sei stati dei Balcani occidentali. L'aggiunta al bilancio esistente dei nove Paesi, nel quadro finanziario pluriennale, sarebbe di 256,8 miliardi.
Per gli attuali Stati membri l'effetto sarebbe di un taglio dei sussidi agricoli di circa un quinto. Il bilancio attuale aumenterebbe del 21% per raggiungere i 1.470 miliardi di euro, pari all'1,4% circa del reddito lordo dei 36 Paesi.
Usando le norme attuali a un'Unione allargata, l'Ucraina avrebbe diritto a 96,5 miliardi di euro dalla politica agricola comune Ue in sette anni, e a 61 miliardi di euro in pagamenti dai fondi di coesione dell'Ue. In base alla proiezione dello studio, con nove Stati membri in più, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Slovenia, Cipro e Malta non avrebbero più diritto ai finanziamenti per la coesione.
Lo studio non tiene conto della possibile adesione della Turchia. L'allargamento infatti, che non comprenderebbe solo l'Ucraina, includerebbe invece Moldavia, (forse) Georgia, Serbia, Albania, Macedonia del Nord, Montenegro e Bosnia Erzegovina.
Anche di questo discuteranno infatti i 27 leader europei il prossimo 6 ottobre a Granada (Spagna). Mentre a dicembre è in agenda il summit Ue-Balcani occidentali, quando si discuterà anche di passare a negoziati ufficiali per l'annessione dell'Ucraina. Un tema certamente sgradito a Putin che, dopo l'annessione all'UE della Croazia nel 2013, non aveva ufficialmente avuto più di che preoccuparsi.
Ma come aveva anche confermato la scorsa estate il presidente del Consiglio Europeo, l'obiettivo di un Europa più grande è chiaro: «Dobbiamo essere pronti all'allargamento entro il 2030».