L'organico della società verrà tagliato del 17% per creare una piattaforma «più forte ed efficiente»
STOCCOLMA - La società di streaming musicale Spotify annuncia che taglierà del 17% il suo personale: concretamente perderanno il lavoro circa 1'500 dipendenti, su un totale (a fine 2022) di 9'800.
«Per allineare Spotify ai nostri obiettivi futuri e assicurarci la dimensione giusta per le sfide che abbiamo davanti ho preso la difficile decisione di ridurre di circa il 17% il persone della società», si legge in un messaggio del Ceo Daniel Ek pubblicato sul sito web del colosso svedese.
Si tratta di una decisione «difficile, ma di un passo cruciale per creare una più forte ed efficiente Spotify nel futuro», aggiunge il dirigente.
I tagli riguarderanno circa 1500 persone, ha riferito un portavoce della società a Bloomberg. È la terza riduzione del personale annunciata da Spotify nel 2023, dopo quella del 6% di gennaio e del 2% di giugno. La scelta arriva dopo un terzo trimestre ben accolto dal mercato, grazie a una crescita dei ricavi e dei sottoscrittori premium superiore alle attese e alla generazione di un utile operativo di 32 milioni di euro.
«Mi rendo conto che per molti una riduzione di questa portata sembrerà sorprendentemente ampia, data la nostra recente trimestrale e la nostra performance», afferma Ek. «Abbiamo discusso di eventuali riduzioni minori nel corso del 2024 e del 2025. Tuttavia, considerando il divario tra il nostro obiettivo finanziario e i nostri attuali costi operativi, ho deciso che un'azione sostanziale per ridimensionare i nostri costi era l'opzione migliore per raggiungere i nostri obiettivi» anche se si tratta di un taglio «incredibilmente doloroso per il nostro team».
Secondo il Ceo di Spotify "oggi abbiamo ancora troppe persone dedite a sostenere il lavoro e persino a lavorare attorno al lavoro piuttosto che a contribuire a opportunità con un impatto reale" mentre sarebbe «necessario che più persone si concentrino sui risultati per i nostri principali stakeholder: creatori e consumatori».
L'adozione di una «struttura più snella ci consentirà anche di reinvestire i nostri profitti in modo più strategico nel business» ora che «la crescita economica ha rallentato drasticamente e il capitale è diventato più costoso». «Questo - ha concluso Ek - non è un passo indietro; è un riorientamento strategico. Siamo ancora impegnati a investire e fare scommesse coraggiose, ma ora, con un approccio più mirato, garantendo la continua redditività e la capacità di innovazione di Spotify».