La principale rotta tra Europa e Asia è sotto l'attacco dei ribelli Houthi: a rischio la rete di approvvigionamento globale.
SUEZ - Come accade in tutti i conflitti, sono soprattutto le imprese e i cittadini a pagare le conseguenze, specie nel portafoglio. Accade anche adesso, con l'attuale crisi nel Mar Rosso, dove nessuna nave può più considerarsi al sicuro.
E tutto a causa degli attacchi da parte dei ribelli Houthi dello Yemen contro le navi mercantili nell'area del Mar Arabico. Che costano caro all'Occidente, per la conseguente contrazione del traffico giornaliero marittimo tra gli stretti di Suez e di Bab el-Mandeb, sceso da 400 a 250 navi.
Dunque, dopo il Covid, la guerra in Ucraina e l'inflazione, c'è una nuova emergenza a minacciare l'approvvigionamento globale.
«Violazione della legge internazionale»
Tanto che lo stesso Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato - è notizia di oggi - una bozza di risoluzione che condanna e chiede l'immediata cessazione degli atti ostili, messi in atto dal gruppo ribelle yemenita, con tanto droni e missili, oltre che con assalti da imbarcazioni ed elicotteri.
Dunque si corre ai ripari, nel tentativo di proteggere il commercio globale. Perché la dimensione del problema è mondiale, dato che attraverso gli stretti di Suez e di Bab el-Mandeb transitava, prima degli attacchi, circa il 30% del commercio marittimo mondiale. Inutile dire che a pagarne il costo saremo tutti noi.
L'intervento delle Nazioni Unite va infatti oltre l'aspetto bellico: «Il concetto qui non riguarda nessun conflitto ma il principio della libertà di navigazione e la violazione della legge internazionale», ha spiegato l'ambasciatrice americana all'Onu, Linda Thomas-Greenfield.
Le scelte di Maersk, Msc e Cosco
Di fatto l'insicurezza sui mari ha determinato il cambio di rotta dei giganti del trasporto marittimo, come Cosco che non raggiunge più Israele, oppure Msc e Maersk che dal Mar Rosso deviano sulla rotta dal Capo di Buona Speranza, con una dilatazione dei tempi di percorrenza - due settimane in più - e di costi: cifra complessivamente stimata, solo per il carburante, di oltre un milione di dollari.
Assicurazioni e noli più cari
Ma non è tutto. I noli più cari pesano sulle imprese, in difficoltà ad assorbire e digerire i costi di trasporto maggiorati. Discorso che riguarda sia l'import che l'export delle aziende europee. Basti pensare che il costo di un container - secondo un approfondimento di CorSera - dal Mediterraneo alla Cina è cresciuto da 153 a 507 euro. Ma al nolo si devono poi anche aggiungere i premi maggiorati delle compagnie assicurative, che si assumono ora più rischi di trasporto.
La task force
Nel frattempo, secondo Osservatorio Ares Difesa, sono «almeno una dozzina le navi da guerra che sorvegliano le acque del Mar Arabico». In campo sono scesi sia gli USA, che guidano una coalizione di Paesei, sia L'india, che oggi ha annunciato l'aumento delle proprie navi militari a controllo dei commerci, con a bordo elicotteri e fucilieri. Questo perché le esportazioni di Nuova Delhi rischiano di subire «una contrazione pari a circa 30 miliardi di dollari, nel 2024».
Infine, quanto a noi "poveri consumatori", non resta che attendere, tra qualche settimana, il trasferimento dei costi lievitati sull'economia di tutti i giorni, "grazie" a questa nuova crisi internazionale. Con la speranza che la minaccia degli Houthi, forse guidati dall'Iran - che nega però un coinvolgimento diretto -, non si allarghi ulteriormente.