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LA CORSA DELL'ORODi record in record, l'oro guarda a Est

11.03.24 - 10:45
Il metallo giallo si apprezza ancora, nonostante la lunga stretta monetaria e la mancanza di una spinta dagli investimenti in Etf.
Imago
Ornamenti d'oro esposti in un negozio d'oro a Nanjin (Cina)
Ornamenti d'oro esposti in un negozio d'oro a Nanjin (Cina)
Fonte Red
Di record in record, l'oro guarda a Est
Il metallo giallo si apprezza ancora, nonostante la lunga stretta monetaria e la mancanza di una spinta dagli investimenti in Etf.

LONDRA - Di record in record. Stiamo parlando dell'oro che, dopo il picco di venerdì scorso, anche in quest'inizio settimana segna un nuovo lieve rialzo: il metallo prezioso Gold spot passa di mano a 2179,73 dollari l'oncia (+0,04%), ed è scambiato a 2185,30 USD con consegna aprile (Comex) .

I dati USA - Ci chiediamo cosa ci sia dietro a un apprezzamento, razionalmente poco comprensibile, al netto di politiche monetarie restrittive e un mercato ETF tutt'altro che entusiasmante. Un primo fattore lo si può cercare nei dati migliori sul lavoro negli Usa, dove a febbraio si è certificato un aumento di 275mila posti di lavoro, in aumento rispetto ai 229mila di gennaio. Cifre che hanno fatto crescere la fiducia in un allentamento della stretta monetaria. Ergo, tassi di interesse che potrebbero scendere e conseguente rialzo dell'oro, che acquisisce maggiore attrattiva.

Cina e Russia - Ma va osservato che anche a tassi in crescita l'oro non ne ha mai davvero risentito. Dunque quali le altre forze che spingono l'oro all'insù? Secondo quanto scrive il Sole 24 Ore, le piazze finanziarie dominanti non sono più solo New York e Londra ma ora è soprattutto la Cina che incide sulla curva della domanda. Infatti, Pechino non ha smesso di comprare negli ultimi 16 mesi, portando la sua riserva aurea alle attuali 2.257 tonnellate: erano 825 tonnellate nel 2022.

In quella regione, l'attenzione non è rivolta solo al metallo fisico: cresce l'interesse sugli Etf sull'oro, mercato che è in crescita unicamente in Asia.

Come detto, tassi elevati significano oro in discesa. Ma se la teoria non funziona lo si deve anche a mercati paralleli, al limite o fuori della legalità, sorti con l'avvento delle sanzioni. La Russia -secondo produttore al mondo dal 2019 - non ha infatti certamente smesso di scambiare il metallo, che se non può più passare dai mercati svizzero e londinese, trova vie di trading da Hong Kong, Emirati arabi e Turchia. Tanto basta a comprendere che la domanda ufficiale è sostenuta anche da canali non certamente facili da monitorare.

Ecco perché gli scambi non regolamentati - tra cui quelli privati e anonimi - vanno a compensare la domanda "visibile" e a sostenere il prezzo che non è lontano dalla soglia psicologica dei 2.200 dollari.

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