Il celebre fotografo durissimo ricordando il lavoro con il management di Benetton: «Sono persone che non hanno nessuna morale»
«Ho appena parlato con lui, è un uomo che dà fiducia alla gente ma deve capire che la gente non è come lui». Il fotografo Oliviero Toscani, per anni sodale di Luciano Benetton e autore delle famose campagne per il gruppo basate sull'impegno sociale, in una conversazione con l'ANSA, punta il dito sui manager.
«I miei nemici in Veneto, quando facevo le campagne erano proprio gli amministratori Benetton. Una banda di cretini che hanno studiato alla Bocconi. Luciano è un buono, un ottimista, forse ingenuo anche. I manager invece sono persone che non hanno nessuna morale. Non facevano altro che darmi contro: volevano che fotografassi le top model e non l'aids o il razzismo. Ho sempre avuto problemi con i manager e non solo in Benetton ma dappertutto, sono la rovina dell'economia italiana».
Quanto alla situazione attuale del Gruppo con il bilancio in rosso, Toscani afferma che il Ceo «avrebbe dovuto risolvere questi problemi e invece non lo ha fatto. È sempre facile dare la colpa a qualcuno». I suoi rapporti con il figlio di Luciano, Alessandro? «Io non ero in Benetton, non posso dire niente. Nel 2017 mi ha richiamato Luciano per vedere se riuscivamo a rimettere insieme quello che era rimasto. Lui è un grande uomo. È uno che da fiducia ma non tutti usano la sua fiducia in modo positivo. La mala gestione della società è perché se ne sono approfittati senza cuore e senza passione, pensano solo al loro futuro e alle loro scalate. Vogliono solamente il successo della loro carriera».
Come le è sembrato al telefono oggi? «Lui è sempre molto equilibrato parlava di cose che conoscevamo bene. Avevi ragione ad essere incazzato con i manager, mi ha detto, dovevo ascoltarti».
Toscani parla in generale dei suoi scontri «tremendi» con i manager: «Quando uscivano le campagne volevano le top model, i loro amici. Invece io parlavo di ecologia, integrazione, razzismo. Le campagne erano ottime: prima mi criticavano poi diventavano tutti padri della campagna. Si ricordi che Mion, all'epoca Ceo di Edizione, ha detto che allora lui era a conoscenza del fatto che il ponte Morandi fosse a rischio ma non ha avvisato Benetton perché aveva paura di perdere il posto...».
Il fotografo non risparmia critiche al governo italiano: «È impresentabile, con una premier di educazione e di mentalità fascista. Chiaro che non sono come quelli del Ventennio. Hanno un modo nuovo di ragionare. Ma quella è la loro dottrina. Vogliono cambiare la Costituzione perché quella che abbiamo non hanno contribuito a farla. Sono stati mandati fuori dalla porta ora rientrano dalla finestra».