È quanto sostiene l'ex presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi.
BRUXELLES - «La competitività dell'Ue è attualmente compressa da due lati. Da un lato, le imprese dell'Ue devono far fronte a una domanda estera più debole, soprattutto da parte della Cina, e a crescenti pressioni competitive da parte delle imprese cinesi. La quota dell'Ue nel commercio mondiale è in calo, con una notevole diminuzione dall'inizio della pandemia. Dall'altro lato, la posizione dell'Europa nelle tecnologie avanzate che guideranno la crescita futura si sta riducendo».
Lo scrive l'ex presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi nel primo capitolo del suo Rapporto sulla competitività.
«L'Europa si trova ora ad affrontare tre grandi trasformazioni, la prima delle quali è la necessità di accelerare l'innovazione e di trovare nuovi motori di crescita. In secondo luogo, l'Europa deve ridurre i prezzi elevati dell'energia continuando a decarbonizzare e a passare a un'economia circolare. In terzo luogo, l'Europa deve reagire a un mondo di geopolitica meno stabile, in cui le dipendenze si trasformano in vulnerabilità e l'Europa non può più contare su altri per la propria sicurezza», sono i tre macro-obiettivi indicati dall'ex presidente della Bce, che osserva: «I Paesi dell'Ue stanno già rispondendo a questo nuovo contesto con politiche più assertive, ma lo fanno in modo frammentario che mina l'efficacia collettiva. in modo frammentario, il che mina l'efficacia collettiva».