Ma un membro del comitato esecutivo rassicura: «Non ci sono rischi di recessione»
BRUXELLES - Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, ritiene che ci sia poco spazio per altri tagli dei tassi dell'istituto.
«Date le prospettive di inflazione, ritengo che potremo spostarci gradualmente verso la neutralità se i dati in arrivo continueranno a confermare la nostra base», ha dichiarato l'economista tedesca citata da Bloomberg. «Metterei in guardia di non andare troppo lontano, cioè in territorio accomodante».
La rappresentante della Bce stima la neutralità, che non può essere misurata con precisione, al 2%-3%. Con il tasso al 3,25% la 53enne ha detto che «potremmo non essere così lontani».
Schnabel si è detta «per niente sorpresa» per il calo degli indici Pmi dell'Eurozona sotto la soglia dei 50 punti, ossia in contrazione. Pesa «il clima di incertezza che stiamo affrontando dopo le elezioni Usa e i problemi politici in alcuni dei principali paesi dell'Eurozona». A suo dire «l'Eurozona è in stagnazione» e sta affrontando una «combinazione tra debolezze strutturali e cicliche in un ambiente globale molto volatile e incerto».
Le attese sono per «una ripresa trainata dai consumi, sostenuta da stipendi in rialzo e tassi di interesse in calo». Tuttavia l'Eurozona sta affrontando anche «venti contrari» con investimenti che «rimangono bassi nonostante la diminuzione dei tassi d'interesse».
In ogni caso secondo Schnabel «non ci sono al momento rischi di recessione», anche se il mercato del lavoro, che «ha retto bene a lungo», ora appare con «evidenza aneddotica» in contrazione specialmente in Germania e i tassi di disoccupazione «stanno salendo lentamente».
Quanto all'inflazione, secondo Schnabel «tornerà su livelli sostenibili al 2% nel corso del 2025 e non importa se nella prima o nella seconda parte dell'anno». Il punto è che «le imprese non investono per motivi diversi dalla politica monetaria e portare i tassi sotto un livello neutrale non significa spingere gli investimenti». Per farlo servono «politiche strutturali» mentre «il costo di avere tassi accomodanti potrebbe essere più alto del beneficio». «Dobbiamo avere chiare le origini della debolezza dell'economia - sottolinea - per capire come la politica monetaria possa rispondere in modo più adeguato».