Lo sostiene uno studio di Ubs che svela le sensazioni degli imprenditori e investitori più facoltosi durante la pandemia
ZURIGO - I ricchi continuano a credere nel mercato azionario, malgrado il coronavirus: lo rivela un'inchiesta di UBS, maggiore banca al mondo nel campo della gestione patrimoniale.
Stando all'analisi condotta in aprile in 14 nazioni, il 70% dei 4108 investitori e imprenditori facoltosi interpellati prevede di mantenere invariati i propri investimenti in azioni nei prossimi sei mesi, mentre il 37% intende incrementare l'esposizione. Inoltre il 23% ritiene che questo sia un momento favorevole per acquistare azioni, a fronte di un 61% che ravvisa opportunità di acquisto in caso di un'ulteriore contrazione dei corsi del 5-20%.
Il 70% si dichiara fiducioso circa le prospettive economiche a lungo termine per la regione di appartenenza, un dato pressoché invariato rispetto all'indagine del trimestre precedente. Il 46% ha espresso ottimismo sulle prospettive a breve termine, in calo rispetto al precedente 67%.
Sul breve periodo la percentuale di investitori fiduciosi è diminuita maggiormente negli Stati Uniti, dal 68% al 30%. Anche in Svizzera la contrazione è marcata (dal 47% al 28%), mentre nel resto d'Europa il calo è dal 58% al 50% e in Asia la flessione è dal 71% al 55%.
In generale gli imprenditori sono ottimisti sulle prospettive a più lungo termine e manifestano il persistente desiderio di investire nelle proprie società. Il 61% esprime fiducia verso la propria azienda, un dato comunque in diminuzione dal 73% della ricerca precedente. Il 27% prevede di aumentare le assunzioni, contro il 17% che vorrebbe ridimensionare l'organico. Lo scarto fra queste due posizioni in Svizzera è minore, pari a soli due punti percentuali.
«Il 96% degli investitori a livello mondiale afferma che il Covid-19 ha influito sullo stile di vita: più della metà sta mettendo in atto il distanziamento sociale, evitando assembramenti e spostamenti», spiega Paula Polito, vicepresidente di UBS Global Wealth Management, citata in un comunicato.
Le opinioni sono divergenti riguardo ai tempi di superamento del culmine della crisi: un terzo parla di giugno, un altro terzo dell'autunno e il rimanente della fine dell'anno o anche oltre.