Il fenomeno è dovuto al fatto che durante la pandemia le aziende non hanno potuto dichiarare bancarotta
BERNA - La crisi del coronavirus non si è ancora tradotta in fallimenti: nel mese di maggio, così come nei primi 5 mesi del 2020 sommati, il numero di aziende che hanno chiuso i battenti in Svizzera è a livelli più bassi rispetto allo scorso anno. Tuttavia, secondo il servizio di informazioni economiche Bisnode D&B, a breve si attende uno tsunami.
In maggio, il numero di fallimenti aziendali registrati nella Confederazione è diminuito del 32% a 502. Tale fenomeno, si spiega, è dovuto al fatto che le imprese non hanno potuto dichiarare la bancarotta durante questo periodo di coronavirus, così come ordinato dal Consiglio federale. Dall'inizio dell'anno, indica Bisnode in una nota odierna, a chiudere i battenti sono state 2365 aziende, in calo del 23%.
I prestiti ottenuti dalla Confederazione e il rallentamento delle attività nel periodo di crisi hanno contribuito a creare un quadro ingannevole. La situazione non è infatti positiva e ci si attende uno «tsunami di fallimenti» in Svizzera. La questione, spiega Bisnode, non è se, ma quando ciò accadrà.
A riflettere la situazione di incertezza e difficoltà è dunque il numero di nuove società: nei primi cinque mesi dell'anno il calo è stato del 9% rispetto al 2019, con una diminuzione nel solo mese di maggio del 14%.