Homeworking, crisi e fallimenti faranno crollare le domande di superfici commerciali
Secondo il gruppo, l'entità dei danni del lockdown si percepirà solo gradualmente
ZURIGO - Il coronavirus sta accelerando il cambiamento strutturale in atto nel mercato immobiliare: il telelavoro, che si è scoperto funzionare egregiamente, il calo dell'occupazione e i fallimenti aziendali potrebbero avere un impatto negativo sulla domanda di superfici a uso ufficio, afferma uno studio pubblicato oggi da Credit Suisse.
Il contenimento sorprendentemente rapido della pandemia in Svizzera e il progressivo allentamento delle misure protettive non deve trarre in inganno: l'entità dei danni economici del lockdown sarà percepibile solo gradualmente, si legge nel "Monitor immobiliare Svizzera" relativo al secondo trimestre. Il processo di ripresa è destinato a durare a lungo.
Stando agli autori della ricerca si fa strada «l'inquietante immagine di interi uffici deserti: open space senza un singolo lavoratore». Nessuno è seduto alla sua solita scrivania, ma ciò nonostante banche, assicurazioni e studi legali continuano a funzionare senza problemi, operati a distanza da persone che lavorano in regime di home office. I responsabili di molte grandi società globali hanno così fiutato il potenziale di risparmio e stanno già pensando a una riduzione delle superfici.
Homeworking - Per gli specialisti di Credit Suisse il Covid-19 non è una rivoluzione, ma sicuramente ha il potere di accelerare tendenze già esistenti: sebbene il telelavoro fosse tecnicamente possibile già prima della pandemia, solo poche persone erano attive regolarmente da casa. È stato il lockdown a sdoganare questo tipo di approccio e a dimostrare che operare da casa funziona.
Da numerosi sondaggi emerge che la grande maggioranza di lavoratori, anche dopo settimane di home office, non vorrebbe più rinunciare a questa modalità di lavoro. Per quanto riguarda il futuro la domanda non è quindi se verranno spostati impieghi in modalità telelavoro, bensì in che misura ciò avverrà. Soprattutto in considerazione del potenziale di risparmio per molte aziende di servizi, per le quali le spese per i locali rappresentano un decisivo fattore di costo.
Solo dopo aver superato la pandemia sarà possibile determinare in che misura il lavoro verrà svolto in futuro da casa. Le imprese intervistate regolarmente da Credit Suisse prevedono che la quota sarà in media del 14%. Solo una parte di tale percentuale - secondo i sondaggi il 7% - si tradurrà però in un risparmio di spazi per uffici.
In un orizzonte temporale di 10 anni anche gli economisti della banca prevedono nello scenario più probabile risparmi di superficie pari in media al 15%, ma sostengono al tempo stesso che a causa di altri trend strutturali - come la terziarizzazione e la digitalizzazione - la domanda registrerà un calo inferiore.
Occupazione e tendenza - Per Credit Suisse comunque il problema più grave per chi affitta uffici dovrebbe essere innanzitutto costituito dall'atteso calo dell'occupazione: l'istituto si aspetta una contrazione dell'1,5% a fine anno, che si tradurrà in una riduzione della domanda di 770'000 metri quadrati, una quota che equivale ai tre quarti della domanda supplementare cumulativa osservata sul mercato negli ultimi due anni.
Il virus accelera il cambiamento strutturale anche nel commercio al dettaglio: la pandemia ha costretto molti consumatori a ripiegare sull'e-commerce. Non pochi tra loro hanno probabilmente imparato ad apprezzarne i vantaggi e continueranno a effettuare parte dei propri acquisti online: Credit Suisse ritiene che il Covid abbia accelerato il cambiamento strutturale di tre anni.
La pandemia probabilmente penalizzerà anche la domanda di appartamenti in affitto, ma si dovrebbe registrare in questo settore una minore riduzione delle locazioni a lungo termine legata a cambiamenti strutturali. Inoltre, le ampie e tempestive misure di aiuto della Confederazione aiuteranno ad attenuare gli effetti di perdite di reddito e disoccupazione, si dicono convinti gli economisti di Credit Suisse. Gli effetti della crisi manterranno anche i tassi d'interesse bassi per molto tempo, favorendo così le valutazioni degli immobili.
I bassi tassi d'interesse costituiscono una solida base anche sul mercato della proprietà abitativa: assicurano infatti ai proprietari costi estremamente ridotti. In un primo momento il numero di immobili di proprietà pubblicizzati nelle inserzioni è crollato notevolmente, ma da metà aprile si delinea un graduale ritorno alla normalità. Il numero di nuove inserzioni è tuttavia nettamente inferiore al livello pre-crisi. Anche in questo settore la strada verso la piena ripresa è quindi da considerarsi ancora lunga, conclude lo studio.