Il 75% degli istituti interrogati nell'ambito di un sondaggio teme un aumento significativo delle rettifiche di valore
ZURIGO - L'indebolimento delle piccole e medie imprese (PMI) causato dalle conseguenze della crisi del coronavirus lascerà il segno sui bilanci delle banche svizzere: gli accantonamenti per rischi di credito aumenteranno fortemente a breve termine, secondo un'indagine condotta dalla società di consulenza EY.
Il 75% degli istituti interrogati nell'ambito di un sondaggio teme un aumento significativo delle rettifiche di valore, in particolare nel settore del credito alle PMI, si legge in un comunicato odierno. L'anno scorso la quota era del 12%. «Sul lungo termine, tuttavia, le banche non cedono al panico di fronte alla minaccia di insolvenza», afferma Timo d'Ambrosio, dirigente presso EY Svizzera, citato nella nota.
Il 36% degli intervistati prevede un aumento delle bancarotte nei prossimi sei o dodici mesi, rispetto al 7% degli intervistati che temevano un tale sviluppo nel precedente barometro bancario curato a scadenza annuale da EY. Il settore è anche meno ottimista per quanto riguarda lo sviluppo economico generale a breve termine, con il 59% che si aspetta tendenza positive, contro il precedente 67%.
Secondo EY gli istituti finanziari elvetici sono però ben attrezzati per assorbire gli shock. Gli sforzi in termini di capitalizzazione e di riduzione del rischio compiuti a partire dalla crisi finanziaria del 2008 hanno infatti dato i loro frutti. Per il settore, la pandemia di coronavirus è stata una prova di resistenza «superata con successo».
Più della metà (53%) delle banche interpellate ha espresso un parere positivo sull'andamento degli affari negli ultimi mesi. Le società di credito devono però ancora far fronte ai bassi tassi d'interesse, una situazione sfavorevole destinata a durare a lungo. L'82% degli interrogati è convinto che il contesto attuale proseguirà ancora per dieci anni. EY sottolinea che vi è un problema strutturale del rendimento nel settore dei tassi d'interesse, che è il fulcro del modello d'affari di molti istituti in Svizzera.
Per lungo tempo ancora un tabù, il ribaltamento dei tassi negativi sui clienti privati sta gradualmente diventando una realtà. Solo l'11% dei partecipanti al sondaggio lo esclude completamente, contro il 21% dell'anno scorso. Cinque anni fa il 70% respingeva l'approccio in questione. Le banche attive con la piccola clientela sono molto interessate da questi sviluppi: solo una piccola minoranza di banche cantonali (6%) non vuole trasferire alla clientela i tassi d'interesse negativi, una quota che sale al 14% per le banche regionali.
La volatilità dei mercati finanziari causata dalla pandemia di Covid-19 favorirà d'altro canto le attività di gestione delle banche, che si aspettano una buona performance complessiva nel settore delle commissioni e delle prestazioni di servizio.