L'export di giugno ha superato anche quanto era stato registrato nello stesso mese, ma del 2019
BIENNE - Le vendite di orologi svizzeri all'estero si sono presentate in marcato aumento in giugno, a livelli che hanno superato quelli precedenti alla pandemia.
Stando ai dati diffusi oggi dalla Federazione dell'industria orologiera (FH), nel sesto mese dell'anno le esportazioni si sono attestate a 1,96 miliardi di franchi, il 71% in più dello stesso periodo dell'anno scorso, quando però vi era stato un crollo degli ordinativi a causa della pandemia.
Si assiste a un'accelerazione del ritorno alla normalità, commenta l'associazione con sede a Bienne (BE): in rapporto a giugno 2019 viene infatti osservato un incremento del 12,5%. Questo risultato definito rallegrante ha fatto sì che l'intero primo semestre si sia chiuso con dati stabili (-0,5% a 10,6 miliardi di franchi) rispetto allo stesso periodo di due anni or sono.
A livello regionale e sempre per lo stesso mese si osserva come quattro dei sei principali mercati presentino una crescita nel confronto con il 2019 pre-pandemico: è il caso in particolare degli Stati Uniti, salito a primo consumatore del Made in Switzerland, che beneficia di un balzo del 35% a 276 milioni di franchi. Ancora più marcata la progressione della Cina (+94% a 246 milioni), mentre al terzo posto (per quota di mercato) si classifica Hong Kong (+5% a 209 milioni), che partiva da una base già elevata, sottolinea FH. In progressione è anche Singapore (+15% a 112 milioni), mentre in contro tendenza sono Giappone (-11% a 120 milioni) e Regno Unito (-5% a 117 milioni).
Con accenti diversi appare l'andamento delle esportazioni in relazione ai segmenti di prezzo. Gli orologi di meno di 200 franchi hanno mostrato un calo (il confronto è sempre con due anni prima) del 14% in termini di valore, la gamma 200-500 una flessione pure del 14%, il comparto 500-3000 un incremento del 10% e la fascia oltre 3000 franchi un aumento del 18%.